Categoria Attualità

Nel 2022 la Toscana del sud ha avviato a riciclo 95mila ton di imballaggi

SeiToscana giornata mondiale del riciclo

La raccolta differenziata è uno strumento indispensabile al riciclo, rispetto al quale agisce in via preliminare: i rifiuti correttamente differenziati dai cittadini vengono poi raccolti dal gestore dell’igiene urbana, vagliati ulteriormente in apposite piattaforme di selezione, e infine avviati a riciclo effettivo nelle filiere industriali di competenza (cartiere per la carta, vetrerie per il vetro, etc).
Un processo non esente da scarti, sia nella fase di selezione sia in quella di riciclo vero e proprio, da avviare dunque a recupero energetico o a smaltimento in discarica. Per ridurre al minimo tali quantitativi, è essenziale una raccolta differenziata di qualità, dove imballaggi e rifiuti organici vengano differenziati correttamente dai cittadini.
Nel corso dell’ultimo anno, nella Toscana del sud – come informa il gestore unico dei servizi d’igiene urbana, Sei Toscana, in vista della Giornata mondiale del riciclo del 18 marzo – sono stati avviati a riciclo quasi 95mila ton di rifiuti da imballaggio (carta, vetro, plastica, metalli) e altre 65mila ton di organico sono andate a compostaggio.
«Un impegno che cresce nel tempo, grazie ai servizi sul territorio e soprattutto grazie alla sensibilità dei cittadini che ogni giorno separano correttamente i propri rifiuti», commentano da Sei Toscana.
In particolare, nel corso del 2022 nella Toscana meridionale sono state avviate a riciclo poco meno di 48.000 tonnellate di carta e cartone; 5.130 tonnellate di metalli (con un aumento di oltre 300 tonnellate rispetto al 2021); 15.150 tonnellate di plastica (più 3.150 tonnellate rispetto all’anno precedente); 26.700 tonnellate di vetro (di cui 12.900 t provenienti dalle raccolte mono-vetro. Modalità di raccolta separata che sta progressivamente introdotta su tutto il territorio). Sono state inoltre avviate a compostaggio circa 65.000 tonnellate di organico.
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Mobilità elettrica, operative le prime cinque stazioni di ricarica installate a Rosignano

coloninna ricarica elettrica scapigliato

Nonostante il rinvio subito in Europa al via libera definitivo per lo stop alla vendita di auto e furgoni con emissioni di CO2 dal 2035, arrivato anche a causa delle resistenze del Governo Meloni, a Rosignano Marittimo proseguono gli investimenti per favorire la mobilità elettrica di residenti e turisti.
Si sono concluse positivamente le operazioni di allaccio delle prime cinque stazioni di ricarica installate da Scapigliato sul territorio comunale di Rosignano, annunciate nel dicembre 2022.
A partire da oggi sono infatti operative le colonnine poste a Castiglioncello (via Gorizia), Vada (piazza Garibaldi) e Rosignano Solvay (piazza Monte alla Rena, via della Repubblica e via dell’Energia in località Le Morelline, nei pressi dell’attuale sede dello sportello “Scapigliato Energia”).
L’iniziativa nasce grazie alla convenzione siglata col Comune di Rosignano Marittimo e nell’ambito del progetto “Scapigliato Energia”, con cui la Società intende massimizzare sul territorio locale i benefici legati alla produzione di energia rinnovabile a partire dal biogas di discarica.
Le stazioni di ricarica, ognuna delle quali dotata di 2 prese standard Tipo2 da 22kW, possono essere utilizzate da tutti, con particolari benefici per i clienti “Scapigliato Energia” che possono avvalersi in corso d’anno di 2.000 kWh di ricarica gratuita: un quantitativo sufficiente a percorrere circa 13mila chilometri.
La ricarica dei veicoli elettrici alle colonnine di Scapigliato può essere effettuata con più modalità: tramite tessera Rfid, da richiedersi gratuitamente online sul sito www.scapigliato.it alla pagina “Colonnine di ricarica per veicoli elettrici”; con l’app Eco E-Mobility scaricabile su smartphone da Appstore o Google play store, che consente la ricarica anche presso tutte le colonnine sul territorio nazionale interoperabili con E.co–Neogy; tramite carta di credito, seguendo le istruzioni del codice Qr presente in ogni stazione di ricarica.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito web di Scapigliato all’indirizzo www.scapigliato.it (percorso Iniziative per il territorio/Scapigliato Energia/Colonnine di ricarica per veicoli elettrici), oppure rivolgersi allo sportello “Scapigliato Energia” (tel. 0586-03.23.23 / e-mail info.energia@scapigliato.it), aperto al pubblico dal lunedì al sabato, con orario 9.00 – 12.30, e il martedì e il giovedì anche dalle 15.00 alle 18.00, in località Le Morelline Due, a Rosignano Solvay.
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Il governo britannico regala 300 milioni di sterline alle compagnie aeree inquinanti

300 milioni di sterline alle compagnie aeree inquinanti

Nell'ambito dell'Emissions Trading Scheme del Regno Unito (ETS UK), che avrebbe lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra costringendo i grandi inquinatori ad acquistare un permesso per ogni tonnellata di carbonio che emettono e a rimpinguare così le casse pubbliche, il governo conservatore britannico ha concesso più di 300 milioni di sterline di "permessi di inquinamento" gratuiti a compagnie aeree come British Airways, RyanAir e EasyJet.
OpenDemocracy sottolinea che così, un programma progettato per affrontare il cambiamento climatico ottiene l’effetto contrario e rivela che «L'anno scorso il settore dell'aviazione del Regno Unito ha ricevuto gratuitamente più di 4 milioni di "permessi di inquinamento". I 4,1 milioni di tonnellate di CO2 che rappresentano equivalgono alle emissioni di oltre 400.000 passeggeri che volano in classe economica da Londra a Sydney e ritorno. I permessi gratuiti hanno consentito alle compagnie aeree di risparmiare l'equivalente di 336 milioni di sterline in base al prezzo medio annuo del carbonio, il 39% in più rispetto all'anno precedente, il 2021».
I grandi vincitori delle dispense ETS UK sono state le compagnie aeree EasyJet, RyanAir e British Airways, che hanno ricevuto rispettivamente quote gratuite di emissioni del valore rispettivamente di 84 milioni di sterline, 73 milioni di sterline e 58 milioni di sterline. OpenDemocracy ricorda che «Tutte le compagnie hanno subito pesanti perdite durante la pandemia, ma da allora sono tornate redditizie: il mese scorso, International Airlines Group (IAG), proprietario di British Airways, ha annunciato profitti per 1,3 miliardi di sterline, mentre RyanAir ha appena goduto del suo "trimestre di dicembre più redditizio mai registrato" e easyJet sta  riportando “vendite record”».
Precedentemente openDemocracy aveva rivelato come le compagnie petrolifere e del gas, comprese  Shell e BP, durante il 2022 hanno ricevuto allo stesso modo più di 1 miliardo di sterline di permessi di inquinamento gratuiti.
Caroline Lucas, deputata dl  Green Party ha detto a openDemocracy che «Il governo sta lasciando che le compagnie aeree la facciano franca e costringe il pubblico a pagare il conto. I ministri devono porre immediatamente fine a questi permessi di inquinamento gratuiti e far pagare alle imprese ad alto contenuto di carbonio i danni che stanno causando al clima».
Il Department for Net Zero and Energy Security sta ora analizzando i risultati di una consultazione sull'eliminazione graduale dei permessi gratuiti per il settore dell'aviazione, ma gli eventuali cambiamenti politici non entreranno in vigore almeno fino al 2026. Intanto il governo conservatore britannico ha già stanziato 12,2 milioni di permessi gratuiti per i prossimi tre anni, che al prezzo del carbonio del 2022 arranno altri 965 milioni di sterline.
Un portavoce del governo ha detto a openDemocracy che il Regno Unito sta regalando permessi gratuiti perché «Si è impegnato ad affrontare il cambiamento climatico ma anche a proteggere la nostra industria dal carbon leakage». Un portavoce del governo ha dichiarato a openDemocracy: «l Regno Unito è impegnato ad affrontare il cambiamento climatico proteggendo al contempo la nostra industria dal carbon leakage. Questo è il motivo per cui una parte delle quote viene assegnata gratuitamente alle imprese nell'ambito del sistema di scambio di quote di emissione del Regno Unito». Inoltre, la consegna di permessi gratuiti ai giganti delle compagnie aeree «Ssosterrebbe l'industria nella transizione versoil net zero nel contesto degli alti prezzi energetici globali, incentivando al contempo la decarbonizzazione a lungo termine».
Ma, secondo  il rapporto finale dell’Economic research on the impacts of carbon pricing on the UK aviation sector” commissionato dallo stesso governo ad Air e Frontier Economics, il rischio di carbon leakage – quando le imprese si trasferiscono in Paesi che non hanno il carbon pricing – è minimo.
Lo studio di Air e Frontier Economics realizzato per conto del Department for Transport (DfT) e del Department for Business, Energy, and Industrial Strategy (BEIS) ha anche rilevato che «Porre fine ai permessi gratuiti porterebbe a una diminuzione dei profitti delle compagnie aeree e migliorerebbe la concorrenza sul mercato».
Daniele de Rao, esperto di aviazione di Carbon Market Watch, ha fatto notare che «Nonostante diversi studi dimostrino che il rischio di carbon leakage nel settore dell'aviazione è insignificante, le compagnie aeree stanno ancora ricevendo un'enorme quantità di assegnazioni gratuite. Il Regno Unito dovrebbe applicare il principio “chi inquina paga” nel proprio ETS e, seguendo l'esempio dell'Unione Europea, dovrebbe porre fine il prima possibile all'erogazione di permessi di inquinamento gratuiti alle compagnie aeree».
Matt Finch, policy manager britannico di Transport & Environment, ha aggiunto: «La nazione è all’erta per l'inquinamento delle acque reflue, ma allo stesso tempo il nostro governo sta pagando alle compagnie aeree milioni di sterline all'anno per inquinare. Sono queste le azioni di un leader climatico? No. Le quote gratuite dovrebbero essere gradualmente eliminate dall'ETS, il più rapidamente possibile».
I restanti 120 milioni di sterline in permessi gratuiti sono stati spartiti tra il resto del settore aereo del Regno Unito e anche i super-ricchi proprietari di jet privati ​​hanno ricevuto sussidi. Ineos Aviation, la compagnia di proprietà del miliardario petroliere Jim Ratcliffe, ha ricevuto permessi gratuiti per un valore di circa 2.000 sterline.
Il governo britannico ribatte che «Il nostro ETS nel Regno Unito è più ambizioso del sistema dell'Ue che sostituisce». Ma openDemocracy replica: «L'Ue ha votato per eliminare gradualmente le assegnazioni di permessi gratuiti a partire dal 2026. Inoltre, ridistribuisce i ricavi derivanti dalla vendita di permessi a progetti ambientali, mentre nel Regno Unito i proventi vengono trattenuti dal Tesoro».
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Lo sviluppo del porto di Livorno corre sui binari: nell’ultimo anno 2.817 treni nello scalo

porto di livorno comune

Il servizio Studi e statistiche dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) del Mar Tirreno settentrionale documenta come nel 2022 sia cresciuto del 35,8% il traffico ferroviario nel porto di Livorno, che nell’ultimo anno conta 2.817 treni  e 47.412 carri arrivati e partiti.
Allargando l’osservazione all’intero comprensorio i treni sono stati 3.468 (con un incremento su base annua del 30,4%) e 54.217 i carri (+22,6%).
Andando più nel dettaglio dell’analisi merceologica, sul fronte del traffico container i treni in entrata e in uscita dall'Interporto Vespucci e dai terminal Lorenzini e Tdt sono stati 2.430, il 39% in più rispetto ai valori del 2021. Di fatto la modalità ferroviaria rappresenta oggi oltre il 18,7% della domanda complessiva di traffico container nel porto.
Per quanto riguarda invece i prodotti forestali, sono arrivati e partiti dai terminal di riferimento (Marterneri e Cilp) 257 treni, con un incremento del 16% sul 2021 (quota rail al 10,3% del totale)
Con riferimento alle auto nuove, nel 2022 sono transitati dai terminal di riferimento 152 treni, con un aumento del 130% su base annuale (quota rail al 2,8%).
Sul traffico rinfusiero e, in particolare, cerealicolo, la modalità ferro non è stata invece così battuta nell'anno appena trascorso, dato che i treni arrivati e partiti dal porto nell'anno sono stati appena 10, con un decremento del 77% sul 2021.
Infine, per quel che concerne le rinfuse liquide, nel 2022 Costiero Gas, Eni e Neri depositi costieri hanno visto arrivare e partire dai propri terminal 531 treni, 31 in più rispetto all'anno precedente (quota rail al 3,9%).
Rispetto a Livorno va molto peggio nel porto di Piombino, dove si è fatta sentire la crisi del polo industriale piombinese e dei suoi stabilimenti storici, Jsw Steel Italy e Liberty Magona. Nell'anno appena trascorso sono stati movimentati 345 treni, il 35,4% in meno rispetto al 2021. 4.693 i carri, il 56,1% in meno su base annuale.
«I dati statistici del 2022 riferiti al traffico ferroviario parlano di un sistema portuale a due velocità: se Livorno continua a crescere, Piombino risulta chiaramente in affanno a causa della situazione di difficoltà in cui si trova il settore siderurgico – spiega il presidente dell'Adsp, Luciano Guerrieri – Nel 2023 raddoppieremo gli sforzi per favorire ulteriormente il trasferimento di merce oggi movimentata solo su gomma».
In tutto verranno investiti 70 milioni di euro, una quota parte dei quali da destinare, a Livorno, alla realizzazione di un nuovo terminal ferroviario presso il terminal crociere e all'ammodernamento dei binari in due aree nevralgiche dello scalo portuale: quella dei prodotti forestali e quella delle autostrade del mare e del traffico multipurpose.
A Piombino si prevede invece di realizzare un nuovo raccordo base per collegare le attuali aree operative portuali/retroportuali e le nuove banchine all’infrastruttura ferroviaria nazionale e di realizzare nuovi binari, ove possibile a modulo 750, a servizio delle nuove banchine.
Fondamentale, poi, a livello di sistema, la connessione ferroviaria tra l'Interporto Vespucci e il porto di Livorno. L'opera dello scavalco, i cui lavori sono cominciati nel 2022, verrà ultimata nel 2024. Nel frattempo verranno portati avanti i lavori per la realizzazione del collegamento tra l’Interporto Vespucci e la linea PisaCollesalvetti-Vada, opera del valore di 160 milioni di euro, interamente coperta dal contratto di programma Rfi-Mims 2022-2026 e di cui si prevede di completare l'iter procedurale/ambientale nell'anno in corso.
«Questa amministrazione – conclude Guerrieri – non ha mai trascurato l'importanza strategica dell'intermodalità. Il nostro obiettivo è quello di rendere ancora più performante il nostro sistema portuale, grazie al potenziamento delle connessioni ferroviarie e a una dotazione infrastrutturale ancora più avanzata».
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Dalla Toscana oltre 3 mln di euro contro l’erosione delle spiagge

ripascimento erosione costiera regione toscana

In vista della stagione estiva, la Giunta della Regione Toscana ha approvato ieri il primo stralcio del Documento operativo per la Costa 2023. Oltre 3 milioni di euro destinati a 13 interventi da farsi in tempi rapidi, a cui è stato concesso un contributo regionale al quale si sommano circa 270mila euro finanziati da alcuni Comuni.
«La lotta all'erosione costiera – commenta il presidente della Regione, Eugenio Giani – è una priorità che abbiamo ribadito fin dall’inizio della legislatura. Con gli oltre 3 milioni appena approvati andiamo avanti  con la nostra azione volta alla tutela della costa».
Guardando al dettaglio degli interventi previsti per singolo Comune, a Campo dell’Elba sono in agenda due interventi sia a Marina di Campo (170mila euro) che in località Seccheto (circa 132mila euro); due manutenzioni delle spiagge anche nel comune Follonica, uno per il ripristino dell’arenile (45mila euro), l’altro per la manutenzione della barriera soffolta (465mila euro). Due interventi riguardano Pisa: la manutenzione straordinaria delle scogliere  a Marina (210mila euro) e la riprofilatura  della spiaggia di Ghiaia (60mila euro).
Altri lavori sono a Scarlino per la sistemazione di tutto il litorale (200mila euro); a Rosignano Marittimo con la riprofilatura della spiaggia di Vada-Mazzanta (250mila euro); a Capalbio i lavori riguardano la manutenzione degli arenili a Macchiatonda (200mila euro); a Orbetello 500mila euro sono per gli interventi di manutenzione, ripristino e rimodellamento in località Camporegio, a Massa 500mila euro per la riprofilatura della spiaggia con sedimenti geologici inorganici in zona Ronchi. Infine Vecchiano, circa 37mila euro per il ripristino dell’arenile e 570mila euro a Castiglione della Pescaia dove è prevista la riprofilatura straordinaria di tratti della spiaggia delle Rocchette e Punta Capezzolo.
«Sappiamo – spiega l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni – che sono necessari interventi strutturali e duraturi per la difesa della nostra costa, sulla quale incidono pesantemente i cambiamenti climatici che rendono più severi i fenomeni erosivi, ed è per questo che abbiamo prodotto un Master plan che li pianifica e li progetta in maniera puntuale, a partire però da uno sguardo complessivo sulle dinamiche di costa».
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I sabotaggi dei gasdotti Nord Stream hanno messo a rischio focene e merluzzi del Baltico

sabotaggi dei gasdotti Nord Stream

Le guerre, oltre ad avere gravi impatti sulle vite umane e sulle infrastrutture, hanno anche ripercussioni sull'ambiente, che devono essere valutate e documentate. Il 26 settembre 2022, autori sconosciuti – gli occidentali dicono un commando ucraino, i russi e un’inchiesta giornalistica del premio Pulitzeri  Seymour Hersh un’azione militare organizzata da statunitensi e norvegesi che hanno piazzato bombe a tempo con la copertura di manovre navali NATO -  hanno deliberatamente fatto saltare i due gasdotti Nord Stream 1 e 2 con quattro esplosioni coordinate vicino a un importante deposito di munizioni chimiche –la discarica CWA - al largo all'isola danese di Bornholm nel Mar Baltico. Mentre il massiccio rilascio di gas naturale nell'atmosfera ha sollevato serie preoccupazioni per il clima, le esplosioni hanno sollevato, e lasciato in  sospensione per oltre un mese, 250.000 tonnellate di sedimenti fortemente contaminati  da tossine a lungo sepolte che potrebbero minacciare la vita marina.
L’area interessata dagli attentati è una discarica storica per agenti della guerra chimica della seconda guerra mondiale. I contaminanti, tra cui il piombo e un interferente endocrino utilizzato per proteggere gli scafi delle navi, sono rimasti al di sopra della soglia di sicurezza per più di un mese. L’impatto  sugli animali che vivono nella zona, come il merluzzo e  la rara focena comune, non è ancora noto.
Lo studio “Environmental impact of sabotage of the Nord Stream pipelines”, pubblicato su Research Square (no peer reviewed) da un team d internazionale di ricercatori danesi, tedeschi e polacchi guidato da Signe Sveegaard dell’Aarhus Universitet, valuta proprio l'impatto diretto trascurato di questo sabotaggio sull'ecosistema marino ed evidenzia che «Foche e focene entro un raggio di quattro km sarebbero state ad alto rischio di essere uccise dall'onda d'urto, mentre ci si aspetterebbe un impatto temporaneo sul loro udito fino a 50 km di distanza. Poiché la popolazione di focene del Mar Baltico (Phocoena phocoena) è in grave pericolo di estinzione, la perdita o il ferimento grave anche di un solo individuo è considerato un impatto significativo sulla popolazione».
I ricercatori confermano che «La rottura [dei gasdotti] ha provocato la risospensione di 250.000 tonnellate di sedimenti fortemente contaminati dal bacino sedimentario di acque profonde per oltre una settimana, con conseguenti rischi inaccettabili per i pesci e altri biota in 11 km3 di acqua per più di un mese».
A preoccupare è in particolare  la sorte della popolazione di focene del Baltico che è ridotta a circa 500 individui. I ricercatori evidenziano che «Durante la stagione riproduttiva (maggio-ottobre), questa popolazione si raduna intorno ai banchi Hoburgs e Midsjö nelle acque territoriali svedesi, situate a circa 40 km a est delle esplosioni più settentrionali. E’ quindi probabile che individui di questa popolazione fossero presenti nell'area alla fine di settembre e quindi potrebbero essere stati colpiti. Sebbene la bassa densità di focene significhi che il numero di individui colpiti è stato probabilmente basso, la popolazione è così piccola che la perdita o il ferimento grave anche di un solo animale, specialmente se una femmina adulta, può avere un impatto sulla popolazione».
Per quanto riguarda la popolazione di foche grigie (Halichoerus grypus) del Baltico e la popolazione locale di foche di Kalmarsund, sono sia più numerose che meno vulnerabili delle focene.
Gli scienziati nord-europei spiegano che «L'acqua di Bornholm Deep è caratterizzata da stratificazione e basso rimescolamento verticale. I siti sono inoltre caratterizzati da bassi livelli di ossigeno e quindi attività biologica relativamente bassa. Questo significa che, mentre si trovavano nei sedimenti imperturbati, questi contaminanti sono stati "bloccati" lontano da esposizioni biologiche significative, causando rischi ambientali limitati».
E pensare che la risospensione di sedimenti contaminati era stata una delle principali preoccupazioni ambientali dei Paesi che si affacciano sul Mar Baltico durante l'installazione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 e  che sono state anche il motivo per il quale i gasdotti che collegavano la Russia alla Germania non sono stati realizzati lungo il percorso più breve attraverso la discarica CWA.
I ricercatori ricordano che, grazie a queste osservazioni, il progetto Nord Stram è stato realizzato con l’intento di ottenere «Una risospensione minima dei sedimenti e probabilmente non ha causato rischi per la comunità ittica a causa del rilascio di residui della CWA».  Ma lo studio fa notare che «La rottura delle pipeline e il conseguente getto di gas hanno però provocato una risospensione di 2,5 - 10 tonnellate di sedimenti. L'evento ha rilasciato inquinanti introdotti storicamente nel sito più profondo del bacino di Bornholm e ha smosso grandi volumi di acqua che hanno superato la soglia tossica ambientale per un massimo di 34 giorni, che non hanno raggiunto la superficie del mare né le coste circostanti. La causa del rischio per l'ambiente marino era principalmente la risospensione di TBT e Pb che rappresentano i tre quarti dei contributi totali di tossicità della miscela».
Il bacino di Bornholm è il tradizionale luogo di deposizione delle uova e nursery della popolazione di merluzzo del Baltico orientale (Gadus morhua) e il dsabotaggio è avvenuto  alla fine della normale stagione riproduttiva del merluzzo che va da marzo a settembre. Lo studio fa notare che «La risospensione dei sedimenti tossici potrebbe inoltre aver raggiunto per più di un mese i pesci così come i giovani merluzzi e le uova nell'area. L'impatto a lungo termine più probabile sui pesci sarebbe l'interruzione del sistema endocrino dovuta all'esposizione al TBT. L'esposizione al piombo (Pb) nei pesci può indurre stress ossidativo, influenzare le funzioni biochimiche e fisiologiche tra cui interrompere i neurotrasmettitori causando neurotossicità e interruzioni del sistema immunitario. Il carico contaminante derivante dalla risospensione dei sedimenti da parte di questo evento probabilmente aggiunge ulteriore pressione su quelli già esistenti, sottoponendo, ad esempio, lo stock di merluzzo del Baltico a ulteriore stress».
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Siccità, Anbi: l’Italia non ha più grandi fiumi

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È lapidario l’ultimo aggiornamento settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche: l’Italia non ha più grandi fiumi, assottigliati al nord a causa della siccità.
Come spiegano dall’Associazione che riunisce i consorzi di bonifica a livello nazionale, pur di fronte ad un contesto leggermente migliorato, resta largamente insufficiente la portata del Po, che permane abbondantemente sotto il minimo storico mensile nel tratto lombardo-emiliano toccando, nel rilevamento finale a Pontelagoscuro, la portata di 604,23 mc/s (inferiore di ben il 14% rispetto ai valori minimi del periodo). In Veneto, l'Adige scende al di sotto dei -4 metri sullo zero idrometrico – mai successo dal 2015 – mentre è inarrestabile in Lombardia il tracollo dell'Adda, le cui portate rimangono addirittura inferiori a quelle dell'anno scorso; sono in calo anche gli altri fiumi della regione, dove le riserve idriche erano inferiori sia alla media storica (-61%) che al siccitoso 2022 (-11%).
Nonostante i deflussi ridotti al minimo, anche il lago di Garda (riempimento: 37,9%) resta in grave crisi: da settimane staziona vicino al minimo storico.
In Toscana diminuiscono le portate dei fiumi Serchio, Arno, Sieve ed Ombrone; nelle Marche, quelle di Esino, Sentino e Potenza mentre, grazie allo scioglimento delle nevi, aumentano i volumi d'acqua trattenuti dalle dighe: oggi sono superiori di oltre 4 milioni di metri cubi a quanti ve ne fossero l'anno scorso.
Tende infine a migliorare la condizione idrica in Calabria, dove il mese di marzo si sta mostrando particolarmente umido nella provincia di Reggio Calabria dove, da inizio mese, i giorni piovosi sono stati una decina, arrivando a registrare cumulate fino a 140 millimetri.
«È pensabile risolvere il problema dissalando l'acqua del mare? Se parliamo di isole sì, sostituendo le obsolete e costosissime "bettoline" del mare – spiega Massimo Gargano, dg di Anbi – Molti dubbi, invece, se farlo nel resto del Paese, soprattutto avendo come riferimento nazioni prettamente desertiche, dove l'economia del petrolio finanzia abbondantemente tale pratica. I costi metterebbero fuori mercato il made in Italy agroalimentare, aumentando i costi dei prodotti sullo scaffale. Insieme all'efficientamento della rete idraulica ed all'ottimizzazione dell'utilizzo irriguo, non è più logico creare le condizioni per  trattenere e trasferire le acque di pioggia, migliorando al contempo l'ambiente attraverso una rete di laghetti multifunzionali ad iniziare dal riutilizzo delle migliaia di cave abbandonate?».
Senza dimenticare le soluzioni basate sulla natura percorribili, come ad esempio le “città spugna” o le Aree forestali d’infiltrazione per ricaricare le falde, e l’indispensabile necessità di contrastare la crisi climatica in corso – alla base della siccità che ha investito l’Italia – riducendo in modo rapido e deciso le emissioni di gas serra.
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Noleggio di attrezzature ecologiche: promuovere la sostenibilità sul cantiere

noleggio attrezzature ecologiche

Quello della sostenibilità ambientale è uno dei temi maggiormente discussi in questi mesi, e verosimilmente dei prossimi anni.
In tutto il mondo si vagliano possibilità di vivere e lavorare quanto più in sintonia con l’ambiente, ed anche il comparto delle costruzioni è interessato all’interno del dibattito.
Sono molte le tecnologie ed i materiali sostenibili che sono già presenti sul mercato e c'è una crescente sensibilità sul tema anche da parte degli organismi governativi.
Il ruolo delle singole aziende è fondamentale, in particolare in contesti produttivi e in edilizia in cui vengono emesse tonnellate di CO2.
Proprio questi settori sono chiamati a ridurre sensibilmente le emissioni, anche se questo può rappresentare un costo non indifferente.
Una delle pratiche che può contribuire ad una reale diminuzione delle emissioni, che già molte aziende edili hanno adottato, è ricorrere al noleggio dei macchinari e delle attrezzature da lavoro.
Il noleggio rientra infatti tra i concetti della sharing economy ed è quindi sostenibile per definizione. Già molte aziende che operano in settori diversi tra loro ne hanno compreso i vantaggi e hanno iniziato a noleggiare macchinari piuttosto che acquistarli.
Macchine movimento terra green e piattaforme aeree ecologiche sono rapidamente entrate a far parte di molti parchi noleggio, ricevendo un positivo riscontro da parte della clientela.
Le aziende di noleggio italiane, inseriscono continuamente macchinari e attrezzature nuove all’interno delle proprie flotte, dismettendo al contempo i modelli più obsoleti ed impattanti.
Le macchine che entrano nei parchi noleggio sono prodotte con le più moderne tecnologie, che le rendono più performanti e sostenibili.
Noleggiare questo tipo di attrezzature significa avere un impatto ambientale nettamente inferiore, dato che sul mercato si sono affermati motori termici Stage V e trazioni elettriche, mentre vi sono già i primi esperimenti con alimentazioni alternative.
Su queste macchine il centro noleggio effettua tutte le operazioni di manutenzione descritte dal manuale d’uso e manutenzione, al fine di preservarle nelle migliori condizioni di efficienza e sicurezza. A queste operazioni si aggiungono ispezioni accurate ogni volta che la macchina esce o rientra da un noleggio.
In questo modo si riduce sensibilmente il rischio di guasti o malfunzionamenti, che porterebbero la macchina a lavorare in modo inusuale o addirittura richiederebbero l’intervento dell’assistenza tecnica, che genera a sua volta emissioni.
La pratica di noleggio è inoltre sostenibile perché i macchinari noleggiati vengono usati mediamente di più rispetto a quelli di proprietà. Un maggior utilizzo consente alla macchina stessa di lavorare a pieno regime, oltre a fornire dati per un monitoraggio continuo delle sue corrette funzionalità.
Non solo i macchinari sono sostenibili, ma anche le procedure di noleggio. In un settore estremamente dinamico come quello del noleggio sono molte le aziende che hanno digitalizzato i propri processi fino ad arrivare a procedure di noleggio a carta zero.
È infatti possibile scegliere e prenotare il macchinario da noleggiare direttamente online, velocizzando l’intero procedimento, e alcuni noleggiatori hanno anche la possibilità di firmare digitalmente i contratti.
Noleggiare macchine e attrezzature ecologiche, oltre a perseguire fini di sostenibilità ambientale, consente anche di eseguire determinate lavorazioni in qualunque situazione.
Non è raro dover effettuare lavori di edilizia all’interno o in cantieri posti nelle gallerie dove c’è poca areazione. Capita di dover svolgere lavori con piattaforme aeree nei centri città o in orari notturni, con le amministrazioni comunali che sempre più spesso richiedono l’utilizzo di macchine green.
In questi casi noleggiare macchinari ecologici, magari elettrici, consente all’azienda di poter lavorare in qualsiasi ambiente e in qualsiasi orario senza generare emissioni di CO2 e minimizzando l’impatto del rumore.
Un trend che si fa sempre più consistente è quello che vede anche i clienti finali sempre più sensibili verso la tematica della sostenibilità.
Avere il maggior numero di cantieri sostenibili è una grande prerogativa per affrontare questa sfida, ed il contributo di aziende, noleggiatori e utilizzatori finali è fondamentale.
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