Categoria Ambiente

In Europa è sempre più economico finanziare le fonti rinnovabili anziché quelle fossili

oxford finanziamento rinnovabili

Le rinnovabili non sono soltanto le fonti di energia più economiche, ma gli impianti necessari per catturarle sono anche i più convenienti da finanziare rispetto ai combustibili fossili, come mostra un nuovo rapporto pubblicato dall'Oxford sustainable finance group.
A livello globale, il costo del debito delle aziende produttrici di energia rinnovabile è del 6%, rispetto al 6,7% delle aziende produttrici di energia con combustibili fossili. Allo stesso modo, le utility che puntano sulle rinnovabili hanno un costo del capitale proprio (15,2%) inferiore a quelle che si affidano ai combustibili fossili (16,4%).
In Europa, in particolare, il divario del costo del capitale proprio tra le società elettriche a basse emissioni di carbonio e quelle con più alte emissioni di carbonio si è ampliato nel tempo. Ad esempio, a partire dal 2015 le aziende con una maggiore percentuale di energia solare ed eolica nel loro mix energetico hanno registrato una diminuzione del costo del capitale proprio dal 17% al 14%, mentre quelle con una percentuale inferiore hanno registrato una tendenza opposta.
Ciò suggerisce che gli investitori europei prevedono che i rischi di transizione insiti nei combustibili fossili aumenteranno presto: sia la lotta contro la crisi climatica sia quella per la sicurezza energetica, in accelerazione dopo l’invasione russa dell’Ucraina, spingono infatti a investire sulle fonti rinnovabili anziché su quelle fossili.
«Il costo del finanziamento – spiega Ben Caldecott, direttore dell'Oxford sustainable finance group – è uno dei principali fattori che determinano il costo totale delle diverse tecnologie energetiche e riflette i rischi che i mercati finanziari percepiscono, ad esempio la rapidità con cui il carbone potrebbe essere soppiantato dalle energie rinnovabili».
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Greenpeace: «Meloni smetta di rincorrere il gas israeliano»

Meloni smetta di rincorrere il gas israeliano

Ieri, partendo per Roma dopo aver incontrato il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, accompagnato fino all’aeroporto dalle proteste contro la legge truffa sulla giustizia che si prepara ad approvare, il premier israeliano  Benjamin Netanyahu, ha detto che «La nostra conversazione si è concentrata principalmente sui nostri sforzi congiunti per impedire all'Iran di ottenere armi nucleari». E poi ha aggiunto: «Percepisco un cambiamento nell'approccio all'Iran negli ultimi mesi, sia negli Stati Uniti che nei Paesi dell'Europa occidentale, e dell'Occidente in generale. Vedo la necessità e l'obbligo di cercare di rafforzare un approccio più assertivo con l'Iran. Certo, questo sarà al centro del mio incontro con il presidente del Consiglio italiano così come lo è stato del mio incontro con il presidente Macron. Intendo tenere colloqui simili con i principali leader europei nel prossimo futuro».
Ma come ricorda Greenpeace e come si apprende dai media israeliani e italiani «Tra i temi dell’incontro odierno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe esserci anche la collaborazione per la fornitura all’Italia di gas naturale: un combustibile fossile responsabile non solo della crisi climatica, ma anche di molti conflitti geopolitici».
E infatti, stamattina Netanyahu e il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso hanno dato il via al primo Forum economico  che ha visto la partecipazione di oltre 50 rappresentanti di aziende ed enti italiani con interessi in Israele.
Secondo D’Urso, «Italia e Israele possono dare una risposta congiunta alle nuove sfide globali poiché godono di relazioni bilaterali profonde e solide, costruite su basi di amicizia, con una condivisione di valori e una forte cooperazione scientifica, tecnologica e industriale. Il destino dell’Europa si gioca nel Mediterraneo e i nostri Paesi insieme possono indicare la strada da percorrere anche perché hanno sistemi economici e produttivi complementari, particolarmente congeniali per affrontare le nuove frontiere tecnologiche».
Poi il ministro italiano di Fratelli d’Italia ha confermato i peggiori timori di Greenpeace: «Possiamo fare di più insieme: nel cyber, nello spazio, nell'intelligenza artificiale e anche nella gestione dell'acqua (leggi dissalatori, ndr). L'esperienza di Israele può aiutarci a combattere il cambiamento climatico. L'Italia deve diventare il leader del gas in Europa. L'Italia è una grande potenza industriale, la più grande nella regione del Mediterraneo e seconda solo alla Germania in tutta Europa. Ora, di fronte a una sfida energetica crescente, l'Italia può fare un passo avanti e diventare il leader del gas in Europa».
Netanyahu ha confermato: «Israele e Italia lavoreranno per ampliare la cooperazione, anche nei settori del gas e dell'acqua. Israele può aiutare l'Italia in questo campo».
Secondo Simona Abbate, campaigner energia e clima di Greenpeace Italia, «La scelta di Meloni di includere il gas tra i temi dell’incontro con Netanyahu testimonia l’implacabile sete di gas del nostro governo che, con buona pace degli accordi di Parigi, continua a investire sulle fonti fossili e su infrastrutture pericolose per la pace e per il clima. Il gasdotto EastMed, che dovrebbe collegare Israele con l’Italia, fa comodo soltanto ai colossi del gas e del petrolio come ENI, che continuano a fare extra-profitti mentre le persone faticano a pagare le bollette. Il governo Italiano smetta di cercare altro gas e assecondare le lobby fossili che aggravano l’emergenza climatica per investire in rinnovabili ed efficienza energetica».
Greenpeace ricorda che «Esistono solo due possibilità per portare gas in Italia da Israele: tramite GNL, cioè nuovi rigassificatori, o attraverso la costruzione del gasdotto Eastmed, un progetto che minaccia il clima e rischia di scatenare nuovi conflitti, come denuncia un rapporto pubblicato pochi giorni fa da Greenpeace Italia. Il progetto prevede circa 1.900 chilometri di tubi sottomarini da Israele alla Grecia, a una profondità che in alcuni tratti arriverebbe a tremila metri, per poi collegarsi al tratto offshore del gasdotto Poseidon, lungo altri 210 chilometri, dalla Grecia fino a Otranto».
Basso, research campaigner climate for eace di Greenpeace Italia, conclude: «Attraversando aree marittime contese in una regione già segnata da forti tensioni e conflitti, il gasdotto EastMed aumenterebbe la militarizzazione del Mediterraneo orientale e il rischio di uno scontro armato, in netto contrasto con il principio europeo della promozione della pace. Il progetto EastMed causerebbe inoltre gravi danni alla biodiversità marina».
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Sasso Pisano, da Enel 700mila euro per rendere più resiliente e digitale la rete elettrica

sasso pisano

Castelnuovo Val di Cecina è uno dei soli 6 Comuni (tutti toscani, tutti geotermici) targati da Legambiente come 100% rinnovabili nell’intera Italia centrale e del sud: qui le centrali geotermiche gestite da Enel green power producono non solo elettricità da fonte rinnovabile, ma alimentano anche la rete di teleriscaldamento locale.
Del resto a Castelnuovo la geotermia è di casa da sempre, come mostrano le terme etrusco-romane del Bagnone nella frazione di Sasso Pisano. Una vocazione all’uso sostenibile dell’energia che si rinnova continuamente, da ultimo con l’investimento annunciato oggi da Enel distribuzione – la società del gruppo Enel che gestisce la rete elettrica di media e bassa tensione – proprio nell’area di Sasso Pisano, dove i lavori inizieranno lunedì 13 marzo.
I tempi e le modalità dell’intervento sono stati condivisi con l’Amministrazione comunale, e comprendono sia il completo rinnovo di 4 cabine secondarie in un’ottica di digitalizzazione (per il telecontrollo e l’automatizzazione delle porzioni di reta elettrica sottese alle cabine stesse), sia la sostituzione di 5 km di conduttori con nuovo cavo elicord.
Le operazioni dovranno essere effettuate in orario giornaliero per ragioni di sicurezza e, a partire dalla prossima settimana, richiederanno alcune interruzioni temporanee del servizio elettrico; gli utenti verranno informati anche attraverso affissioni, con il dettaglio dei numeri civici coinvolti, nelle zone interessate.
Tali interventi si inseriscono in un più ampio progetto che prevede in totale investimenti da 700mila euro, per il potenziamento e la resilienza delle reti: con queste risorse E-Distribuzione realizzerà nell’abitato di Sasso una richiusura in anello, ovvero un sistema che collega trasversalmente più linee e che, in caso di disservizio a una di esse, isola automaticamente il tratto di rete danneggiato per erogare immediatamente elettricità dalle linee elettriche di riserva, cosiddette controalimentanti.
«Esprimo soddisfazione per questo importante intervento di E-Distribuzione – commenta il sindaco di Castelnuovo, Alberto Ferrini – perché in tal modo si renderà più efficiente il sistema di distribuzione elettrica nella frazione di Sasso Pisano. Il cospicuo investimento dell’azienda elettrica, che avviene a seguito di un operazione analoga già realizzata a Castelnuovo alcuni anni orsono, consentirà di ridurre sensibilmente disservizi ed eventuali problematiche e rappresenta  pertanto un risultato importantissimo per tutta i cittadini».
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Friends of Florence e gli Angeli del bello insieme per la rigenerazione dei tabernacoli fiorentini

angeli del bello tabernacoli firenze

Grazie a una nuova donazione da 10mila euro, prosegue la collaborazione della fondazione Friends of Florence per permettere agli Angeli del Bello di Firenze di proseguire il progetto di pulizia e ripristino del decoro sul patrimonio di tabernacoli presenti a Firenze.
«A nome di Friends of Florence ringrazio la fondazione Angeli del bello onlus per gli sforzi e l’attenzione volti a mantenere e a proteggere l’integrità e il decoro della città – commenta la presidente della fondazione, Simonetta Brandolini d’Adda – Siamo loro riconoscenti per l’importante lavoro e il costante impegno profusi quotidianamente e siamo felici oltreché onorati di contribuire alla loro attività, sostenendo il progetto di mantenimento dei tabernacoli del quartiere di San Lorenzo».
Il gruppo dei Custodi del Bello, infatti, è impegnato nel preparare l’area di lavoro di uno o più tabernacoli che insistono in aree limitrofe, pulire i vetri dall’esterno ed il tabernacolo con cura e, dove necessario, rimuovere le scritte vandaliche dai muri contigui. Queste attività vengono svolte in virtù del Protocollo d’intesa in vigore con la Soprintendenza che permette alla Fondazione di intervenire su beni notificati. Inoltre, se i tabernacoli necessitano di manutenzioni straordinarie che vanno oltre l’opera di pulizia si procede alle segnalazioni al soggetto competente per ogni tabernacolo.
«Un altro bellissimo esempio di collaborazione tra gli Angeli ed una mirabile istituzione che da anni opera per Firenze. Auspicando che un progetto simile prosegua con continuità, anche per riuscire a fare una simile azione su tutto il territorio cittadino, ringrazio la fondazione Friends of Florence che condivide con noi la necessità e l’impegno di preservare Firenze come un dovere mondiale», aggiunge Giorgio Moretti, presidente della fondazione Angeli del bello di Firenze.
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Liberiamoci dal fossile. Legambiente a Piombino per partecipare alla manifestazione nazionale

Hub del gas

«No all’Italia come hub del gas, sì a quello delle rinnovabili. Per accelerare la transizione energetica in Italia, non servono nuove infrastrutture a gas, ma occorre investire su più rinnovabili, efficienza, reti elettriche e accumuli, autoproduzione, impianti da fonti pulite necessari per traguardare l’orizzonte della decarbonizzazione al 2035. Ce lo impone da un lato la crisi climatica che sta accelerando il passo con impatti sempre più negativi sul Pianeta, ce lo chiede dall’altro lato l’Europa con il RePowerEu».   E’ il messaggio che Legambiente rilancia oggi al Governo Meloni alla vigilia della manifestazione nazionale in programma domani a Piombino, dove l’associazione sarà presente, indicando all’Esecutivo «La vera strategia energetica che serve al Paese e quattro azioni da mettere in campo per accelerare lo sviluppo delle fonti pulite, oggi ostacolate da burocrazia e da blocchi di amministrazioni locali e regionali, Sovrintendenze e comitati Nimby dei cittadini e Nimto degli eletti».
In particolare, per l’associazione ambientalista «Occorre potenziare gli uffici delle Regioni che rilasciano le autorizzazioni affinché gestiscano meglio i progetti che si stanno accumulando, che vengano aggiornate le linee guide sull’installazione delle rinnovabili rimaste ferme al DM del 2010 (allora non esisteva la tecnologia per l’eolico offshore e nemmeno l’agrivoltaico) pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione al 2035 sia al modo migliore di integrarle nei territori; ma anche aggiornando e approvando il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima e quello di adattamento ai cambiamenti climatici, quest’ultimo in fase di consultazione pubblica».
Il Cigno Verde ricorda che «L’Italia è in forte ritardo nella diffusione delle rinnovabili, preferendo di gran lunga le fonti fossili come dimostrano i 41,8 miliardi di euro stanziati nel 2021 per questo settore. Ben 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente». Per questo Legambiente, insieme al suo coordinamento nazionale giovani, sarà domani a Piombino per far sentire la sua voce. Gli ambientalisti sottolineano che «A differenza del gas e delle altre fonti fossili, le energie rinnovabili, sole e vento, sono gratis. Per questo non sono più ammessi ritardi. Se in questi anni lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l’anno), oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%».
Il Presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, denuncia che «Il paradosso dell’Italia è che continua a lavorare ed investire sulle fonti fossili molto più di quanto faccia sulle rinnovabili. L’Esecutivo Meloni, sulla scia dell’ex governo Draghi, con le politiche di diversificazione degli approvvigionamenti di gas fossile e il conseguente sviluppo di nuove infrastrutture nel Paese rischia di peggiorare la situazione. Per questo domani saremo in piazza a Piombino alla manifestazione di “Liberiamoci dal Fossile”. Il Governo Meloni abbia il coraggio di invertire la rotta: è urgente snellire e semplificare gli iter autorizzativi, a partire, dai nuovi progetti di eolico a terra e a mare, accelerare sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sull’agrivoltaico che produce elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile; senza dimenticare una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio capace di rispondere con i fatti alle nuove Direttive europee. Questa è la rotta giusta per accelerare la transizione energetica ed ecologica del Paese».
Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, aggiunge: «Le nostre vertenze si nutrono sempre di una visione alternativa, di proposte concrete e praticabili. Aderire alla manifestazione nazionale liberiamoci dal fossile significa per noi confermare l'opzione verso un modello energetico decentrato, partecipato, pulito, basato sulle fonti rinnovabili e sul risparmio, da tutti i punti di vista. Circoli, attivisti e simpatizzanti di Legambiente Toscana sabato 11 marzo saranno tutti a Piombino!»
Per Legambiente il Paese sta andando a due velocità: «Da una parte c’è la corsa nella direzione sbagliata, verso le fonti fossili e in particolare verso nuovi rigassificatori, dall’altra quella a rilento delle rinnovabili e degli impianti da fonti pulite. Ad esempio, nel caso di Ravenna si stima la messa in funzione del nuovo rigassificatore nel 2024, basteranno dunque quattro mesi per autorizzare il rigassificatore che dovrebbe funzionare per ben 25 anni, tempistiche che non sono minimamente giustificabili attraverso il pretesto dell’emergenza. Dall’altra parte sono 4 anni che l’impianto eolico davanti alla costa romagnola è in attesa dell’autorizzazione. Un intervento su cui anche la Regione Emilia-Romagna s’era scatenata contro, prima che l’azienda rimodulasse il layout dell’impianto».
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Federcanapa, in Senato un disegno di legge «aberrante» sulla “cannabis light”

canapa cannabis

Il ministro Lollobrigida ha dichiarato il suo appoggio a un disegno di legge presentato in Senato il 22 dicembre scorso da un gruppo di senatori di Fratelli d’Italia per mettere al bando la cannabis light a uso ricreativo.
I proponenti sostengono una tesi paradossale: la ‘canapa leggera’, come la chiamano italianamente i relatori, “non ha effetti psicotropi”, “ma fumata, avvertono gli esperti, è comunque dannosa per la salute” (bella scoperta: qualsiasi sostanza inalata, a parte l’aria, è dannosa. Che dire allora del tabacco?).
Ma più che i rischi per la salute, di cui neppure i proponenti sembrano molto convinti, il punto che interessa ai proponenti è un altro. La cannabis light va criminalizzata perché potrebbe essere la porta di ingresso alla liberalizzazione della cannabis in Italia.
E chiedono in concreto che l’importazione e la commercializzazione della canapa leggera, siano equiparati al reato penale di produzione, traffico e detenzione di droga.
Per quanto grottesco, il disegno di legge merita qualche seria risposta, dato che è sostenuto da esponenti della principale forza di governo. I proponenti partono da un’osservazione incontestabile: c’è un vuoto normativo nella legge sulla canapa industriale, poiché nulla dice sull’uso delle infiorescenze, che ha dato vita alla vendita in tutta Italia di fiori di cannabis light
proposti come ‘prodotti da collezione’ o ‘deodoranti’, dato che non si può dichiararli ‘prodotti da fumo’.
Da anni Federcanapa chiede di porre fine a questo mercato grigio e poco trasparente, riconoscendo la canapa tra i succedanei del tabacco, come in Belgio e in Lussemburgo, e imponendo accise e regole chiare al suo uso come prodotto da inalazione.
Una mole crescente di studi ha confermato le numerose proprietà terapeutiche, analgesiche e antibatteriche del Cbd e degli altri principi attivi non psicotropi contenuti nel fiore della canapa industriale. E l’inalazione, per quanto dannosa (ma in questo caso molto meno dannosa dell’inspirazione della nicotina), resta il metodo più semplice e immediato di assimilazione di determinate sostanze.
Non a caso anche per gli usi terapeutici della cannabis si ricorre all’inalazione. La legalizzazione della ‘canapa leggera’ sarebbe un volano di occupazione agricola e industriale, un’alternativa alla crisi del tabacco, garantendo regole chiare sui prodotti in commercio ed entrate per lo Stato.
La proposta dei senatori di FdI va invece in senso opposto, col rischio di privare gli italiani della possibilità di usufruire legalmente delle straordinarie proprietà del Cbd e di tagliare le ali alla rinascita della canapa agricola e industriale in Italia.
Per gli agricoltori, infatti, eliminare le infiorescenze dall’uso della canapa industriale significa buttare via un terzo dell’intera pianta, il terzo in cui si concentra il massimo valore aggiunto della coltivazione.
di Federcanapa - Federazione italiana canapa   
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L’Unione europea finanzia Life Climax Po per l’adattamento climatico del Po

adattamento climatico del Po

La Commissione europea ha annunciato un investimento di oltre 116 milioni di euro nei nuovi progetti strategici del programma LIFE. Il finanziamento sosterrà otto grandi progetti in Italia, Belgio, Estonia, Spagna, Polonia, Slovacchia e Finlandia che, secondo le previsioni, «Mobiliteranno un ingente supplemento di finanziamenti attinti a altre fonti dell'Ue, fra cui i fondi agricoli, strutturali, regionali e per la ricerca, cui si aggiungeranno fondi nazionali ed investimenti del settore privato. I progetti aiuteranno l'Europa a diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e ad attuare efficacemente l’European Green Deal. Sostengono inoltre la strategia dell'Ue sulla biodiversità per il 2030, il piano d'azione per l'economia circolare, il piano d'azione per l'inquinamento zero e la normativa sul ripristino della natura, oltre a contribuire alla transizione verso l'energia pulita».
Il progetto italiano  LIFE Climax Po (CLIMate Adaptation for the PO river basin district), coordinato dall’Autorità distrettuale di bacino del fiume Po, riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici e i partecipanti «Sperimenteranno nel bacino del Po una gestione delle risorse idriche intelligente sotto il profilo climatico migliorando nel contempo la governance della gestione delle risorse idriche. Questi tre progetti sostengono l'attuazione della strategia di adattamento dell'Ue».
Lo staff del LIFE Climax Po ricorda che «Il cambiamento climatico sta causando grandi sfide ambientali, che richiedono azioni convincenti e urgenti. L'Europa meridionale e il Mediterraneo sono riconosciuti come particolarmente vulnerabili al riscaldamento globale, con diversi settori interconnessi minacciati. Per la sua conformazione peninsulare e la sua complessa orografia, legata a uno sviluppo economico ricco ma diseguale e a un'urbanizzazione incontrollata, l'Italia è uno dei Paesi più vulnerabili d'Europa. L'adattamento ai cambiamenti climatici e la costruzione della resilienza dello Stato e della società alla variabilità climatica è una preoccupazione condivisa, progressivamente sempre più coordinata e orientata agli obiettivi delle politiche europee e nazionali».
La strategia dell'UE sull'adattamento ai cambiamenti climatici ha promosso lo sviluppo di National Adaptation Strategies (NAS) and National Adaptation Plans (NAP)  e ha promosso la condivisione delle conoscenze e l'integrazione dell'adattamento climatico in altre aree  politiche. Il NAS italiano, adottato nel 2014, ha analizzato gli impatti dei cambiamenti climatici più rilevanti su 12 settori socio-economici e naturali e ha suggerito una serie di misure di adattamento per far fronte a questi impatti. il PNA italiano Il PNA Italiano è stato elaborato durante il 2016 e il 2017, con ultima versione datata giugno 2018, ma non è stato ancora formalmente adottato dal Governo, quindi, l'unico documento nazionale è il NAS, che fornisce solo ampie proposte di aree di intervento, senza azioni, indicatori e ruoli specifici per attuarlo.
LIFE CLIMAX PO cerca proprio di «Favorire l'implementazione del NAS italiano nel Distretto del Bacino del Fiume Po, promuovendo l'adattamento ai cambiamenti climatici attraverso una gestione intelligente delle risorse idriche dal punto di vista climatico e implementando misure adattate alle caratteristiche locali e alle peculiarità climatiche a scala distrettuale».
Gli obiettivi specifici del progetto sono: Governance dell'adattamento climatico a livello distrettuale del bacino del fiume Po: migliorare il rischio climatico e la governance dell'adattamento nella gestione delle risorse idriche e garantire finanziamenti pubblici, coordinamento tecnico e coerenza. Conoscenza climatica condivisa: migliorare la comprensione dei rischi climatici e creare una piattaforma per conoscenze e servizi climatici armonizzati. Sviluppo di capacità e consapevolezza: accelerare l'adattamento ai cambiamenti climatici attraverso l'istruzione, la formazione e la sensibilizzazione di responsabili politici, esperti tecnici, pubbliche amministrazioni e organizzazioni della società civile. Miglioramento della sicurezza idrica e della resilienza climatica: miglioramento della ritenzione idrica e della gestione della capacità di stoccaggio, promozione di soluzioni basate sulla natura e connettività di infrastrutture verdi e blu, promozione del risparmio idrico e della conservazione del suolo nelle pratiche agricole. Istituzionalizzazione dell'adattamento climatico a livello di Distretto idrografico: rendere l'adattamento climatico una parte permanente del modello di governance del Distretto idrografico, sviluppando linee guida, strumenti comuni e metodologie per la conoscenza condivisa.
Il progetto faciliterà anche l’utilizzo  coordinato di 447.876.192 euro di finanziamenti complementari provenienti da FEASR, FESR, INTERREG, CEF, NRRP e altri fondi nazionali e regionali.
I risultati attesi sono: Mappatura e revisione degli strumenti urbanistici e legislativi coerenti con i NAS. Stakeholder Board regionali e distrettuali che coinvolgono enti locali, tecnici, associazioni ambientaliste e socio-economiche. Multilevel Governance Deal che riunisce tutti i decisori nazionali, regionali e locali. Osservatorio dedicato all'adattamento che contribuisce al monitoraggio e alla valutazione dell'attuazione dell'adattamento nel bacino idrografico. Piattaforma di informazioni e conoscenze sul clima che promuove l'adattamento in tutti i settori ad alta intensità idrica. Un indice di rischio climatico a livello di sottobacino. Programma di rafforzamento delle capacità sugli aspetti tecnici e finanziari relativi all'adattamento. Progetti  dimostrativi di adattamento, progettati per affrontare i rischi e gli impatti climatici significativi e urgenti previsti dal NAS, tra cui una migliore gestione integrata delle acque, miglioramento della qualità dell'acqua, migliore ritenzione idrica e piani di gestione dei sedimenti, migliore gestione della vegetazione ripariale attraverso soluzioni basate sulla natura e conservazione della biodiversità, riduzione dei rischi idraulici e della vulnerabilità idrogeologica, miglioramento del sistema di monitoraggio e allerta per gli eventi idrici estremi costieri, miglioramento delle competenze degli agricoltori e migliore utilizzo dell'acqua in agricoltura. Una task force specializzata dedicata al coordinamento dei finanziamenti complementari e alla mobilitazione di finanziamenti aggiuntivi, creando un flusso coerente di risorse per attuare misure di adattamento. Raccomandazioni politiche a livello Ue, nazionale e regionale.
 
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Birol (Iea): l’Unione europea si prepari a un nuovo aumento dei prezzi del gas

lUnione europea si prepari a un nuovo aumento dei prezzi del gas

Durante una serie di incontri ad alto livello a Bruxelles, il direttore esecutivo dell'International energy agency (Iea), Fatih Birol ha incontrato i leader delle principali istituzioni dell'Unione europea per discutere della crisi energetica globale e delle opportunità e sfide che l'Europa deve affrontare mentre cerca di rafforzare la sua sicurezza energetica e di far progredire la sua transizione energetica green.
In un incontro con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, Birol ha delineato le misure per preparare l'Europa al prossimo inverno e mitigare i rischi di un'eventuale recrudescenza della crisi energetica entro la fine dell'anno. Dopo aver evidenziato «I progressi compiuti dall'Ue nel ridurre la sua dipendenza dal gas naturale russo negli ultimi 12 mesi, dimostrando quanto siano essenziali risposte politiche efficaci e tempestive nei momenti di crisi», il capo dell’Iea ha avvertito che «In futuro, i prezzi di energia dell'Ue avranno un notevole innalzamento e non sarà più disponibile gas naturale a basso costo. I prezzi di gas naturale non saranno più gli stessi di prima delle sanzioni occidentali contro la Russia. E i consumatori dovrebbero essere preparati a questo».
Michel e Birol hanno poi avuto un’ampia discussione sul rafforzamento della competitività industriale dell'Europa mentre altri paesi e regioni stanno intensificando gli sforzi per attrarre maggiori investimenti nella produzione di tecnologie per l'energia pulita».
Birol ha anche incontrato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans e i due hanno discussi

Tik tok contro il Willow Project petrolifero in Alaska. Diventa virale la campagna per salvare la fauna artica

Tik tok contro il Willow Project

Il primo febbraio, il Bureau of Land Management (BLM) ha pubblicato la sua dichiarazione finale sull'impatto ambientale del Willow Project  nel North Slope, in Alaska, che autorizza ConocoPhillips a portare avanti il ​​progetto che è una delle più grandi nuove proposte petrolifere degli Stati Uniti d’America. Il sito di tivellazione si troverebbe nella National Petroleum Reserve, la più vasta area di territorio pubblico vergine negli Stati Uniti.
Le associazioni ambientaliste si sono subito dichiarate contrarie. In una nota congiunta Sovereign Iñupiat for a Living Arctic, Alaska Wilderness League, Trustees for Alaska, Friends of the Earth, Conservation Lands Foundation, Environment America, Earthjustice, Defenders of Wildlife, League of Conservation Voters, Northern Alaska Environment Center, Sierra Club, The Wilderness Society, Evergreen Action, Chesapeake Climate Action Network e Greenpeace Usa  hanno ricordato che «L'amministrazione Biden ha il potere di negare i permessi e dovrebbe farlo quando emetterà la sua decisione finale. Un enorme contributo pubblico e scientifico ha dimostrato la minaccia che questa proposta rappresenta per la regione artica e per le persone e gli animali che vi abitano. Willow inquinerebbe l'acqua e l'aria, interromperebbe le migrazioni degli animali, distruggerebbe l'habitat degli animali, emetterebbe tanto carbonio quanto il funzionamento di 76 centrali a carbone per un anno e fungerebbe da hub per la futura industrializzazione del petrolio e del gas e l'inquinamento per i decenni a venire. Il progetto avrebbe impatti devastanti sull'intera regione artica occidentale, ponendo gravi minacce per la salute, l'ambiente e la sicurezza alimentare alle comunità native dell'Alaska».
Per Sierra Club, «Nessun singolo progetto di petrolio e gas rappresenta una minaccia maggiore per gli obiettivi climatici e di protezione delle public lands  dell'amministrazione Biden. Il Willow Project ha il potenziale per annullare completamente i progressi dell'energia pulita che abbiamo già fatto e bloccarci nella trivellazione di combustibili fossili per altri 30 anni». Ma Sierra Club è convinta che «Il presidente Biden ha ancora l'opportunità di essere un eroe climatico rifiutando la raccomandazione del BLM». L’associazione (la più grande e vicina al Partito democratico) è però consapevole che questo accadrà «Solo se dimostreremo che le persone in tutto il paese non vogliono che questo progetto vada avanti. Questa è la nostra ultima occasione per fermare questo disastroso progetto una volta per tutte! Dobbiamo dire al presidente Biden forte e chiaro che fermare il progetto Willow è fondamentale se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici!»
Per questo Sierra Club (che ha circa 3 milioni di soci) ha lanciato una petizione online che chiede al presidente Biden di non approvare il Willow Project.  Ma l’ostacolo più grosso sembra venire da un social media inaspettato: l'opposizione è cresciuta rapidamente nelle ultime settimane perché la campagna #stopwillow è diventata virale su TikTok.
ConocoPhillips è corsa ai ripari e ha lanciato una campagna “informativa” nella quale assicura che il progetto creerà migliaia di posti di lavoro e entrate per la gente del posto. E, rispondendo alle accuse degli ambientalisti, il portavoce di ConocoPhillips Dennis Nuss ha dichiarato abbastanza spericolatamente alla BBC: «Riteniamo che questo progetto si adatti alle priorità dell'amministrazione Biden in materia di giustizia ambientale e sociale, facilitando la transizione energetica e migliorando la nostra sicurezza energetica».
Ma le argomentazioni della multinsazionale petrolifera non convincono per nulla u i leader degli  Iñupiaq, un popolo nativo dell'Alaska, che sono molto preoccupati pèer gli impatti ambientali locali del progetto, compresi il disturbo alla fauna selvatica locale, l'interruzione delle pratiche di caccia tradizionali e il declino della qualità dell'aria.
Ospita specie critiche tra cui orsi polari e popolazioni di caribù istrice.
Rosemary Ahtuangaruak, del comitato consultivo del movimento Iñupiaq e sindaca di Nuiqsut, ha detto che «Le misure di mitigazione non sono sufficienti. Conosciamo il nostro modo di vivere e l'importanza delle nostre generazioni future e non c'è nulla nel nuovo documento che ci dia garanzie che non saremo messi a rischio».
Na altri leader locali del North Slope - sono favorevolial progetto e ai benefici economici che potrebbe portare alle comunità locali. Come Asisaun Toovak, sindaco di Utqiaģvik che ha detto: «Sono molto favorevole al Willow Project e lo è anche la maggior parte della mia comunità. Il gettito fiscale derivante dal progetto sarebbe un'ancora di salvezza per il North Slop che ha un disperato bisogno di alloggi a prezzi accessibili».
Anche il sindaco di Toovak, Nagruk Harcharek, presidente di Voice of the Arctic Iñupiat, una rete di 24 gruppi indigeni locali, ha detto alla BBC  di essere fiducioso che il progetto verrà realizzato in modo responsabile: «Stiamo coesistendo con lo sviluppo sin dal gasdotto Trans-Alaska. Se mai ci fosse un progetto che pensassimo possa minacciare il nostro stile di vita di sussistenza, non lo sosterremmo». Poi, mettendo da parte la sussistenza, se l’è presa con la crescente opposizione sui social media: «E’ davvero difficile da vedere. Le nostre voci sono sminuite da persone che non vivono qui. Non capiscono la durezza della vita sul North Slope».
Infatti, nell’ultima settimana i video #stopwillow su TikTok hanno avuto 20 milioni di visualizzazioni negli Usa e i giovani TikToker che li pubblicano chiedono di inviare lettere a Biden chiedendogli di non approvare il progetto e a Biden sarebbero gu ià arrivate un milione di lettere, anche da imprese come Patagonia.
A febbraio, la ventenne Elise Joshi, studentessa universitaria alla università della California Berkley e direttrice esecutiva di Gen Z for Change, una coalizione di giovani ambientalisti  che utilizzano piattaforme online per stimolare il cambiamento sociale.
ha creato uno dei primi TikTok contro il Willow Project, definendolo «Una bomba al carbonio» e aggiungendo: «Non possiamo permetterci più progetti sui combustibili fossili» ed è rimasta sorpresa quando il suo video #StopWillow ha avuto oltre 300.000 visualizzazioni perché «Il clima non ha il suo momento di grandeviralità». , ha detto Joshi.
Anche il 25enne Alex Haraus  fa parte di #StopWillow Tiktok e sottolinea che «Migliaia di altre persone stanno facendo contenuti come questo. Non è una persona in particolare. Sono solo così tante persone con così tanti background, perché tutti si sentono autorizzati a parlarne».
Intanto, una petizione messa ieri online su change.org che chiede di fermare il Willow Project  per motivi ambientali ha già raccolto già più di 3e milioni di firme, risultando già  una delle petizioni più firmate sulla piattaforma.
Il senatore repubblicano dell'Alaska Dan Sullivan, ha ipotizzato che questo trend dei social media possa essere opera di influenze esterne e ha presentato un nuovo disegno di legge per limitare TikTok dicendo che «Forse è il Partito Comunista Cinese che cerca di influenzare i giovani americani». Ma probabilmente il segretario del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, appena rieletto presidente della Repubblica popolare cinese e presidente della Commissione Militare Centrale (CMC), in questi giorni aveva altro a cui pensare.
L'articolo Tik tok contro il Willow Project petrolifero in Alaska. Diventa virale la campagna per salvare la fauna artica sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Avifauna migratoria: i cacciatori all’assalto dei calendari venatori

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Federcaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Associazione Nazionale Libera Caccia, Italcaccia e il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) riunite nella Cabina di regia unitaria del mondo venatorio, hanno scritto al ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e a quello dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida  per fornire loro quello che definiscono «Un esperto contributo atto a porre fine a errori, incongruenze ed ai dannosi effetti che una mancanza di corretta analisi e di concertato esame stanno producendo ed ancor più possono produrre senza interventi autorevoli, tempestivi e adeguatamente motivati, per i quali si conferma ancora una volta la nostra piena disponibilità collaborativa».
Si tratta in realtà dei calendari venatori sulle specie migratorie che ogni anno le Regioni Italiane tentano di modificare e che ogni anno vengono sonoramente bocciati non solo dall’Unione europea ma anche da TAR e da altre istanze e dagli stessi governi fin qui succedutisi
Prima di tutto, le associazioni venatorie ritengono che «Sia urgentissima una presa di posizione del Governo italiano, in particolare dei Ministeri dell’Ambiente e Agricoltura congiunti, affinché giunga comunicazione alle Regioni Italiane per legittimare le date di apertura e chiusura della stagione venatoria previste dalla Legge Nazionale. Parimenti ravvisiamo l’impellenza di una azione tempestiva nei confronti della Commissione Europea al fine di modificare le date di inizio migrazione stabilite nel nuovo documento Key Concepts, oltre ad un intervento per l’approvazione corretta dei Piani di gestione delle specie moriglione e pavoncella».
La Cabina di regia unitaria del mondo venatorio accusa: «Il processo di modifica del documento Key concepts, svoltosi dal 2018 al 2021, non ha seguito in Italia le procedure di condivisione con i portatori d’interesse, come raccomandato invece dalla Commissione Europea, né la scala di priorità nei riferimenti scientifici, sempre indicata dalla Commissione. Le proposte di modifica sono state inviate dal Ministero dell’Ambiente senza la concertazione chiesta dalle Regioni, dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle Associazioni Venatorie, e i riferimenti utilizzati sono stati rapporti interni dell’ISPRA mai pubblicati, e in alcuni casi addirittura gli stessi dati utilizzati nel 2001, per identificare una decade diversa. Il risultato ottenuto è stato di fatto quello di avere decadi d’inizio migrazione di molte specie anticipate da venti a cinquanta giorni rispetto a quelle dei paesi vicini o di latitudine simile. La conseguenza è che, proprio a causa delle posizioni italiane, per le specie oggetto delle modifiche, non si è raggiunto il risultato di dati omogenei per areali trans-nazionali, auspicato dalla Commissione, che ha dovuto spiegare le discrepanze con la possibilità di avere confuso, da parte delle Autorità italiane, i movimenti invernali non migratori con l’inizio della vera e propria migrazione. Un altro risultato negativo è che oggi i KC italiani e i pareri ISPRA sono incoerenti con le date dell’articolo 18 della legge 157/92, che non è stata modificato su questi punti. Come noto, tale situazione causa da 12 anni continui contenziosi con la Giustizia Amministrativa fra Regioni e associazioni animal-ambientaliste, e riteniamo che sia compito della politica far terminare questo dispendio di tempo e denaro su un tema facilmente risolvibile».
I cacciatori fanno presente che il  problema è stato già segnalato alla Commissione europea dal precedente Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani
Nella lettera – che sembra più una road-map per la deregulation venatoria applicata ai migratori – i cacciatori dicono ai due ministri che lo Stato italiano «Dovrebbe agire urgentemente secondo queste proposte: Inviare una circolare, o ancora meglio un decreto ministeriale congiunto, a tutte le Regioni Italiane, in cui si fa presente di avere preso atto dell’inaffidabilità dei Key Concepts italiani 2021, a seguito delle valutazioni tecnico-scientifiche e procedurali sopra esposte. Per questo motivo, in vista della redazione dei Calendari Venatori 2023-24, i Ministeri giudicano corretto l’operato delle Regioni Italiane che utilizzino dati scientifici regionali o nazionali per stabilire le stagioni di caccia e la decade di sovrapposizione, in armonia con i paragrafi 2.7.2, 2.7.3, 2.7.9 e 2.7.10 della Guida alla Disciplina della Caccia. Modificare i dati KC italiani, preferibilmente da parte dei due suddetti Ministeri congiuntamente, oppure con un Tavolo tecnico nazionale, che sposti nel mese di febbraio le decadi d’inizio migrazione secondo quanto sotto specificato: Tordo bottaccio: FEB1; Tordo sassello: FEB1, Cesena: FEB1, Alzavola: FEB1, Beccaccia: FEB3, Gallinella d’acqua: MAR1. Scrivere alla Commissione Europea una lettera per verificare una concordanza sui key concepts».
Insomma, il compito assegnato a Pichetto Fratin e Lollobrigida è quello di rivedere il calendario venatorio secondo le indicazioni dei cacciatori. Vedremo se i due ministri accetteranno di farlo come hanno già fatto per altre istanze venatorie che hanno sollevato subito la perplessità dell’Unione europea.
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