
L’invecchiamento è inevitabile, l’assistenzialismo no
Dati alla mano, il nostro Paese sta attraversando una silente crisi demografica, che richiede interventi mirati per mitigare i rischi legati allo spopolamento, all’invecchiamento della popolazione e alla denatalità. L’obiettivo è preservare la salute e il benessere della popolazione anziana, oltre a garantire la sostenibilità del nostro sistema di welfare.Analogamente al gesto di aprire un […]
Dati alla mano, il nostro Paese sta attraversando una silente crisi demografica, che richiede interventi mirati per mitigare i rischi legati allo spopolamento, all’invecchiamento della popolazione e alla denatalità. L’obiettivo è preservare la salute e il benessere della popolazione anziana, oltre a garantire la sostenibilità del nostro sistema di welfare.
Analogamente al gesto di aprire un ombrello quando piove per ripararsi perché la pioggia non si può fermare, la transizione demografica verso un’età più avanzata è inevitabile, almeno da qui al 2045/50, a meno di aumenti straordinari delle migrazioni. Si può dunque solo correre ai ripari affinché l’invecchiamento della popolazione non infici l’equilibrio del sistema pubblico. Difatti, anche se gli sforzi per sostenere la natalità sono positivi, non risolverebbero immediatamente i problemi legati all’invecchiamento e neppure quello relativo all’aumento della forza lavoro, poiché i nuovi nati entrerebbero nel sistema solo molti anni dopo.
Come ricordato da Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, è essenziale dunque adottare azioni che possano mitigare i rischi legati all’invecchiamento e, se possibile, ottenere vantaggi da questa fase storica. Dopo il 2045 è previsto un
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