
La regola del tre a uno
Editoriale – A riguardo della guerra in Ucraina avete forse letto più volte della cosiddetta “regola del 3 a 1” (scritta anche 3:1 o 3-1, non cambia nulla): per avere successo, un attaccante dovrebbe avere una superiorità di 3 a 1 rispetto al difensore. Ma è davvero un principio utile? UNA REGOLA MOLTO SPESSO CITATA […]
Editoriale – A riguardo della guerra in Ucraina avete forse letto più volte della cosiddetta “regola del 3 a 1” (scritta anche 3:1 o 3-1, non cambia nulla): per avere successo, un attaccante dovrebbe avere una superiorità di 3 a 1 rispetto al difensore. Ma è davvero un principio utile?
UNA REGOLA MOLTO SPESSO CITATA
La cosiddetta “regola del 3 a 1” è citata molto spesso durante i conflitti convenzionali come l’attuale guerra in Ucraina: per avere successo, un attaccante dovrebbe avere una superiorità di 3 a 1 rispetto al difensore. Per alcuni forse è un concetto nuovo, per chi ad esempio gioca wargames da una vita invece è qualcosa di ben conosciuto (ricordate i giochi con le CRT che avevano i risultati più favorevoli dal rapporto 3-1 in poi?).
A prescindere dall’essere conosciuto o meno, intuitivamente il concetto sembra avere senso: attaccare è più difficile di difendersi perché devi uscire allo scoperto, contro un nemico magari al riparo e inevitabilmente subirai più perdite. Per questo motivo devi avere più uomini e mezzi di lui o rischi di non avere
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