Costi raddoppiati per le imbarcazioni: dall’Europa un miliardo per la pesca
Con i costi per le imbarcazioni che sono praticamente raddoppiati a causa di guerra e caro energia è importante il via libera ai fondi europei per aumentare la competitività e la sostenibilità della pesca nazionale. È quanto afferma Coldiretti Impresapesca nel commentare l’adozione da parte della Commissione Ue del Piano per l’Italia del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (Feampa) che destina al settore ittico tricolore quasi un miliardo di euro per i prossimi sei anni (2021-2026). Circa la metà dei fondi andrà alla pesca sostenibile, mentre più di un terzo dei fondi è dedicato all’acquacoltura e alla trasformazione e commercializzazione.
Un annuncio importante per un settore che sta attraversando una difficile crisi a causa dell’esplosione dei costi energetici – denuncia Coldiretti Impresapesca – con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Non a caso gli arrivi di prodotti ittici dall’estero sono aumentati del 27% in valore nei primi sette mesi del 2022, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.
Un trend che va a peggiorare ulteriormente una situazione in cui la produzione nazionale di pesce ammonta a circa 180mila tonnellate, mentre le importazioni di pesce fresco e congelato sono di circa 840mila tonnellate l’anno, secondo un’analisi di Coldiretti Impresapesca.
Ma a pesare sono anche – denuncia Coldiretti Impresapesca – le scelte dell’Unione Europea che hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca per il segmento più produttivo della flotta peschereccia nazionale come quello dello strascico a poco più di 120 giorni, pari ad un terzo delle giornate annue, portandola di fatto sotto la soglia della sostenibilità economica. Il risultato è che nello spazio di una generazione la flotta italiana si è ridotta di un terzo, scendendo ad appena 12mila unità, con un numero di quasi 30mila addetti.
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