
I giovani leggono più giornali tradizionali dei boomer: il paradosso della qualità nell’era del “bombardamento” digitale
No, i giovani non si informano solo sui social! L’immagine diffusa di una Generazione Z e dei Millenials immersi esclusivamente nel rapido e superficiale flusso dei TikTok o dei reels Instagram, è destinata ad essere smontata dai dati. In particolare, basta soffermarsi su quelli emersi dall’ultimo Osservatorio Generationship, giunto alla quarta edizione e commissionato da...
No, i giovani non si informano solo sui social! L’immagine diffusa di una Generazione Z e dei Millenials immersi esclusivamente nel rapido e superficiale flusso dei TikTok o dei reels Instagram, è destinata ad essere smontata dai dati. In particolare, basta soffermarsi su quelli emersi dall’ultimo Osservatorio Generationship, giunto alla quarta edizione e commissionato da Unipol in collaborazione con Kkieen per accorgersi che siamo di fronte a un panorama molto più complesso e sfumato, per certi versi anche sorprendente.
La ricerca, che quest’anno si è concentrata sul consumo mediatico in Italia, infatti, rivela un’inaspettata sete di informazione di qualità che spinge alcuni giovani in direzioni per nulla scontate.
Questi risultati diffusi e discussi ampiamente in occasione del Brand Journalism Festival che si è svolto a Roma lo scorso 11 novembre, ci spingono a guardare oltre la semplice conta dei click. In particolare, come ha sottolineato Fernando Vacarini, Responsabile Media Relations, Corporate Reputation & Digital PR del Gruppo Unipol nonché Direttore Responsabile del magazine Changes, c’è un dato in controtendenza che stupisce più degli altri: sebbene la carta stampata sia complessivamente
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