Riuscirà la responsabilità estesa del produttore a rendere il settore tessile davvero sostenibile?
Il conto alla rovescia è cominciato. Il prossimo 5 maggio si chiuderà la consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale dedicato alla responsabilità estesa del produttore (EPR) per il settore tessile. Una sigla che presto diventerà familiare a chiunque operi – o acquisti – nel mondo della moda. Il principio è semplice: chi immette un prodotto sul...
Il nuovo decreto sull’EPR tessile apre scenari inediti per l’economia circolare. Produttori e consorzi chiedono regole chiare e infrastrutture adeguate per trasformare l’obbligo in opportunità concreta
@Canva
Il conto alla rovescia è cominciato. Il prossimo 5 maggio si chiuderà la consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale dedicato alla responsabilità estesa del produttore (EPR) per il settore tessile. Una sigla che presto diventerà familiare a chiunque operi – o acquisti – nel mondo della moda. Il principio è semplice: chi immette un prodotto sul mercato dovrà farsi carico anche del suo fine vita, in un’ottica di economia circolare. Ma tra la teoria e la pratica, il salto è ancora lungo.
Il tessile è uno dei settori industriali più impattanti in termini ambientali. In Europa, ogni anno, si producono 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, ma meno del 25% viene raccolto in modo differenziato. In Italia, con l’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta separata per i rifiuti tessili dal gennaio 2022, qualcosa si è mosso. Ora però serve un cambio di passo deciso.
Erion Textiles, consorzio nato per dare
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