Il 7 dicembre del 43 a.C. moriva Marco Tullio Cicerone, il cui nome latino ha dato vita a una nuova associazione culturale viterbese: Tullius Cicero

“La vita dataci dalla natura è breve, ma la memoria di una vita ben spesa è eterna. (Brevis a natura vita vobis data est, at memoria bene redditae vitae sempiterna)”

“La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.”(Historia vero testis temporum, lux veritas, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis)

“Una stanza senza libri è come un corpo senza anima.” (Sine libris cella, sine anima corpus est)

“Se presso alla biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà.” (Si hortum in bybliotheca habes, deerit nihil)” diceva Cicerone.

Il 7 di dicembre del 43 a.C. morì Marco Tullio Cicerone, assassinato dai sicari di Marco Antonio al quale si era opposto pronunciando le 14 Filippiche.

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Scrittore, oratore e politico romano, nato da una ricca famiglia equestre, nel corso della sua vita si adopera per difendere i principi repubblicani, minacciati dalle guerre civili che segnano gli ultimi anni della Repubblica. È considerato uno dei più importanti oratori e scrittori romani, e in particolare il suo contributo è significativo nel campo della retorica. Tra le sue opere ricordiamo De Oratore e De Republica.

È nata da poco a Viterbo l’ ASSOCIAZIONE CULTURALE “TULLIUS CICERO”, una libera Associazione di fatto, apartitica e apolitica, no profit, no commerciale, con durata illimitata e senza fine di lucro.

L’Associazione “TULLIUS CICERO” persegue i seguenti scopi:
diffondere la cultura nel mondo giovanile e non, ampliare la conoscenza e l’amore alla cultura letteraria, artistica e poetica attraverso contatti fra persone, enti e associazioni. allargare gli orizzonti culturali, promuovere il sociale, trasmettendo l’amore per la cultura come un bene per la persona e come un valore sociale; proporsi come luogo di incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile, attraverso l’ideale dell’educazione permanente; porsi come punto di riferimento per quanti, svantaggiati o portatori di handicap, possano trovare, nelle varie sfaccettature ed espressioni della poesia un sollievo al proprio disagio.

L’associazione “TULLIUS CICERO” per il raggiungimento dei suoi fini, intende promuovere varie attività, in particolare:
• attività culturali di vario genere, dall’arte figurativa alla musica, dal teatro alla moda, convegni, escursioni e manifestazioni artistiche e musicali, reading poetici, concorsi, conferenze, dibattiti, seminari, proiezioni di films e documenti, concerti, concepiti come strumento di arricchimento sia umano che culturale che come momento di incontro tra persone.
• attività editoriale: pubblicazione di un bollettino, pubblicazione di atti di convegni, di seminari, nonché degli studi e delle ricerche compiute.
• Corso-Laboratorio di scrittura ed espressività creativa. Con questo ci si prefigge, tutti insieme, di stimolare l’apprendimento e favorire l’interazione sociale dei giovani nonché sviluppare in loro la passione per le Arti e in special modo per la Poesia.
L’associazione “TULLIUS CICERO” è offerta a tutti coloro che, interessati alla realizzazione delle finalità istituzionali, ne condividono lo spirito e gli ideali.

IL PRESIDENTE dell’ASSOCIAZIONE è Nadia Pascucci;

VICE PRESIDENTE Anna Maria Stefanini

CONSIGLIERE con funzione di segretario Antonella Pini

A breve uscirà Bando relativo ad un concorso poetico realizzato dalla Associazione “Tullius Cicero”.

Marcus Tullius Cicero esponente di un’agiata famiglia dell’ordine equestre, fu una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica.

Grande ammiratore della cultura greca, attraverso la sua opera i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Tra i suoi maggiori contributi alla cultura latina ci fu, senza dubbio, la creazione di un lessico filosofico latino: Cicerone si impegnò, infatti, a trovare il corrispondente vocabolo in latino per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco.

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Tra le opere fondamentali per la comprensione del mondo latino si collocano, invece, le Lettere (Epistulae, in particolar modo quelle all’amico Tito Pomponio Attico) che offrono numerosissime riflessioni su ogni avvenimento, permettendo di comprendere quali fossero le reali linee politiche dell’aristocrazia romana.

Cicerone occupò per molti anni anche un ruolo di primaria importanza nel mondo della politica romana: dopo aver salvato la repubblica dal tentativo eversivo di Lucio Sergio Catilina ed aver così ottenuto l’appellativo di pater patriae (padre della patria), ricoprì un ruolo di primissima importanza all’interno della fazione degli Optimates. Fu, infatti, Cicerone che, negli anni delle guerre civili, difese strenuamente, fino alla morte, una repubblica giunta ormai all’ultimo respiro e destinata a trasformarsi nel principatus augusteo.

Il sogno di infanzia di Marco Tullio Cicerone era quello di “essere sempre il migliore ed eccellere sugli altri”, in linea con gli ideali omerici. Cicerone desiderava dignitas ed auctoritas, simboleggiati dalla toga pretesta e dalla verga dei littori. C’era un solo modo per ottenerli: percorrere i gradini del cursus honorum. Nel 90 a.C., tuttavia, Cicerone era troppo giovane per approdare a qualsiasi carica del cursus honorum, ma non per acquisire l’esperienza preliminare in guerra che una carriera politica richiedeva. Tra il 90 a.C. e l’88 a.C., Cicerone servì sotto Gneo Pompeo Strabone e Lucio Cornelio Silla durante le campagne della Guerra sociale, sebbene lui non provasse alcuna attrazione per la vita militare. Era prima di tutto un intellettuale. Infatti, molti anni dopo scrisse al suo amico Attico, che stava raccogliendo statue marmoree per le ville di Cicerone: “Perché mi spedisci una statua di Marte? Sai che io sono un pacifista!”

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L’ingresso di Cicerone nella carriera forense avvenne ufficialmente nell’81 a.C. con la sua prima orazione pubblica, la Pro Quinctio, per una causa in cui ebbe come avversario il più celebre oratore del tempo, Quinto Ortensio Ortalo. Ma il suo vero esordio nell’oratoria a carattere politico, almeno secondo le testimonianze scritte a noi disponibili, si ebbe con la Pro Roscio Amerino, molto concitata ed a tratti enfatica, che conserva molto di scolastico nello stile esuberante. Qui Cicerone difese con successo un figlio ingiustamente accusato di parricidio, dimostrando grande coraggio nell’assumersene la difesa: il parricidio era considerato tra i crimini peggiori, e i veri colpevoli dell’omicidio erano sostenuti dal liberto di Silla, Lucio Cornelio Crisogono. Se Silla avesse voluto, sarebbe stato fin troppo facile eliminare Cicerone, proprio alla sua prima apparizione nei tribunali.

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