Vaccinazioni, Viterbo corre ma non troppo: ecco alcune “falle” della campagna vaccinale stilata dalla Asl

Chi è stato costretto per ragioni di salute a dover passare una convalescenza a Belcolle, sicuramente avrà mangiato almeno una volta il minestrone.
Ecco, il minestrone è il piatto che più di tutti rappresenta lo status attuale delle cose all’interno della Asl di Viterbo. Nel gran caos imperante dovuto solo in parte alla situazione pandemica, le vere responsabilità affogano nel mare della confusione galoppante.
Evidentemente la direzione avrà ritenuto sufficiente inaugurare un giardinetto con olivo – ti pareva! – centrale per cercare di distogliere l’attenzione dei dipendenti e degli utenti dal suddetto grande marasma. Il dolore per chi non c’è più, si sa, non è possibile modularlo con le belle parole d’occasione. Ed allora eccoli i fantasmi vecchi e nuovi che emergono dal limbo.
Primo fra tutti quello delle vaccinazioni, uniche armi a nostra disposizione per sconfiggere il virus. Lo Stato per gestirle ha scomodato un Generale degli Alpini (anche se la strategia militare non combacia con quella di un sistema sanitario governato da parolai ed imbonitori), mentre dalle nostre parti ci siamo accontentati del “rubamazzo” da cortile: i furbetti, perseguiti ovunque meno che nella città dei Papi, si sono accaparrati quello considerato dal cittadino medio “buono” – ricorderete il caso, denunciato dal sindacato Confael, del Direttore Generale Donetti Daniela, criticata dal punto di vista etico per essersi vaccinata a febbraio – ma, nel frattempo, il compianto Carlo Leonardi, infermiere immerso nella palazzina Covid di Belcolle ed attendibilmente “lavoratore fragile”, non aveva fatto alcuna vaccinazione. E sarebbe opportuno, per rispetto nei confronti del defunto, non ritirare fuori la storia del rifiuto o del contagio famigliare, come fatto da altri quotidiani.
Ed i medici in pensione? E gli odontoiatri? A sentire il dottor Antonio Lanzetti, presidente dell’Ordine dei Medici, ne mancherebbero all’appello circa 300. E per i diabetici come si è mosso il Centro della Cittadella? Vogliamo accennare, a tal riguardo, la situazione che ha avuto luogo a Tuscania, riportata da un altro giornale locale? Diciamo che lì il sindaco Bartolacci ha avuto più di un problema a gestire il post-cerimonia di una presentazione progettuale con le ormai stra-note quarantene fantasma e tamponi alla ‘do cojo, cojo’, criticati duramente da alcuni cittadini. Ma, come se non bastasse, dopo aver accolto con fiducia i consigli, a parer nostro quantomeno discutibili, del veterinario e Capo Dipartimento Prevenzione Dr. Chiatti, è arrivato l’annuncio concordato dell’avvenuta positivizzazione di un impiegato dell’ospedale Tarquiniese.
Oltre al contagio del sanitario, i cittadini sui social si lamentano anche di un supermercato in paese mai chiuso nonostante il riscontro di tamponi positivi tra gli addetti. Insomma, la proliferazione di positivi a Tarquinia (54 in 15 gg) è sotto gli occhi di tutti, non vorremmo che le autorità sanitarie siano impegnate nel leggere le pagine sul Lazzaretto scritte dal Maestro Alessandro Manzoni. È evidente che parlare di omogeneità di intervento tra i vari Servizi ASL sia impensabile, come la famosa storia, assai cara al Direttore Spresal, di TOC imprese, TOC scuola e TOC conventi.
E che diavolo, non è mica il Brasile di Pelè, questa è inutile melina. Un gioco pericoloso dove a rimetterci è solo la povera gente, mentre i vari Gattopardi della Sanitá pubblica furoreggiano tra video-conferenze e pompose lettere circolari, tristemente inutili.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.