Le contraddizioni e i “buchi” della prevenzione al Belcolle
Viterbo: Con il passare dei giorni, in questa pandemia, abbiamo finalmente capito la reale importanza della prevenzione: una serie di azioni volte a frenare i contagi da Covid-19.
Ci duole dover constatare che, nella Asl di Viterbo, in questi ultimi mesi, di prevenzione se ne sia vista troppo poca.
Ma attenzione, la prevenzione – benché oggi si parli solo di questo – non riguarda solo il Coronavirus.
Dopo la “gaffe” del Direttore del Dipartimento di Prevenzione – il dottore in veterinaria Giovanni Chiatti – col carosello di Tuscania (niente quarantena, se non “cautelativa”, e tamponi come capita per la giunta comunale di Tuscania), ecco che l’aspirante principale a quel Dipartimento, il dottor Augusto Quercia – Direttore da circa 30 anni dello SPRESAL, Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro – non appena pensionato l’attuale gerente, pesca nel mazzo la delibera 432 del 1/03/2021.
Nella delibera, sostanzialmente, si impianta una convenzione con l’ASUR-Area Vasta Marche 3 per un Medico Autorizzato, cioè chi sottopone a sorveglianza sanitaria i soggetti esposti a radiazioni ionizzanti di categoria A. Il compenso orario è di €60,00 e si offrono anche le spese di viaggio (1/5 del prezzo della benzina). Tutto giusto, non dubitiamo della professionalità della selezionata, ma perché la Asl di Viterbo è andata così lontano? Ad esempio nell’Azienda, se non andiamo errati, la dottoressa Angelita Brustolin è un Medico Autorizzato. E poi, visto che dobbiamo rimborsare la trasferta, non sarebbe convenuto cercare più vicino, magari a Roma, Terni, Perugia, Grosseto?
Misteri? Beh, non troppo. Facendo un rapido salto nel passato, infatti, si evince che nel 2017, coi fondi della Prevenzione (ex D. Lgs 758/94), il dottor Augusto Quercia andò a fare attività di formazione proprio nell’Area Vasta Marche 3 (ben 4 corsi per un impegno di 20.000€, a comprendere biglietti aerei, noleggio auto, compensi a docenti, montaggio e smontaggio attrezzature. Ci scapparono pure alcuni puntatori-laser per i formatori simili a quelli della Desert Storm). Proprio l’area marchigiana da dove proviene la selezionata.
In aggiunta a tutto ciò va detto che, sempre dagli uffici dello SPRESAL, sembrerebbe venir fuori un altro enigma: nel febbraio scorso arriva da Civitavecchia una dottoressa Medico del Lavoro che, con la delibera 677 del 26/03/21, spiazza ogni concorrenza e si aggiudica un incarico di alta specializzazione con il c.d. “peso” molto molto interessante economicamente a fine mese: 30, il più alto nel Servizio. Una decisione abbastanza impopolare, dato che il personale attualmente in loco non gode di pari trattamento. Il mistero s’infittisce. Anche perché una domanda sorge spontanea: prima di questa convenzione, chi era il medico autorizzato? Chi ne ha fatto le veci?
Ma, tornando alla prevenzione: i dati INAIL gennaio/ottobre 2020 riportano 122 casi COVID-19 correlati, ai quali aggiungere i 28 tra novembre 2020 e gennaio 2021, a Viterbo. Ebbene, stimando almeno in 100 i casi di operatori sanitari, anche con una tara al ribasso, non meno di 10 hanno superato i 40 giorni di prognosi. Ricordiamo che, con 40 giorni di prognosi, da protocollo dovrebbe scattare l’indagine delegata dalla Procura. Quante saranno le indagini a proposito dello SPRESAL? E quante volte sarà emerso il nesso di causa con le violazioni del D.Lgs.81/08? Quanti e dove i sopralluoghi effettuati? Se non si normalizza quella che potremmo chiamare la “scena del crimine” e non si azzerano i rischi, è come un cane che si morde la coda. Tutto rimane come era.
Eppure è recente, purtroppo, la morte del caposala dell’Elettrofisiologia, mai vaccinato e soggetto “fragile”: l’Elettrofisiologia ha la sala operatoria immersa nella palazzina COVID. Ne era a conoscenza il dottor Quercia, colui che dovrebbe meticolosamente garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro? Possibile che non ne fosse stato informato in via formale?