Si riparte con il 50% degli studenti in presenza, ma solo per un settimana, per poi passare al 75%. Una misura dettata più dal compromesso politico che da ragioni scientifiche.
Era un tira e molla annunciato quello che gli studenti delle scuole superiori avrebbero dovuto affrontare in questo anno scolastico. E a conti fatti la situazione è persino più caotica delle aspettative, nel tentativo di trovare il giusto mezzo tra il far tornare a vivere l’esperienza fisica della classe in presenza e il rispettare precauzioni sufficienti contro il contagio. Proprio nelle ultime ore del 2020 è arrivata la conferma ufficiale (salvo sconvolgimenti dell’ultimo minuto, come ormai questi mesi ci hanno abituato): il 7 gennaio si ritorna a scuola in tutta Italia, ma solo per il 50% degli studenti. L’altra metà resta a casa, in didattica a distanza.
La novità, stando alle carte ufficiali, è che viene di fatto rimandato in avanti l’obiettivo fissato per decreto del 75% in presenza, accontentandosi di un quarto di studenti in meno seduti in aula. Per quanto? Una settimana appena, o poco più, perché si parla del 15 gennaio (che però è un venerdì), o al limite del lunedì immediatamente successivo.
Al di là della complicazione organizzativa del dover predisporre un sistema di gestione ad hoc degli studenti per una misera manciata di giorni, la questione che si pone è quanto quanto misura inciderà sulla diffusione del contagio. Lo anticipiamo: naturalmente non c’è una risposta unica, perché i fattori e le variabili in gioco sono moltissime, ma si può fare qualche considerazione.
Assembramenti studenteschi
Che le misure adottate servano per evitare agglomerati di studenti, e quindi limitare le occasioni di contagio, è lapalissiano. Come noto, l’aspetto ritenuto più critico della filiera scolastica non è il restare tutti seduti in aula, ciascuno al proprio posto e con la mascherina, ma la gestione dei momenti di transizione. Ingressi, uscite, ricreazioni, spazi comuni e soprattutto i trasporti pubblici sono le circostanze in cui – a parere del comitato tecnico scientifico e non solo – la trasmissione del nuovo coronavirus si fa più probabile.