Qualche giorno fa ho scritto un post su Facebook di poche righe: “A tutta ‘sta gente che è andata a cercare il mare in Spagna, a Malta, in Grecia, ma io dico: c’è buona parte dell’Italia semi-vuota, abbiamo uno dei mari più belli del mondo: nel mezzo di un’emergenza sanitaria mondiale, era proprio necessario dover mettere i piedi in acqua prendendo aerei e costringendo ora, il paese e quindi noi, a spendere altri soldi per controlli e test al vostro rientro (per giunta idea inutile, tanto ti puoi ammalare pure qui)?. Io dico che se per un’estate vi facevate il bagno a Cala Gonone anzichè a Ibiza, sopravvivevate comunque eh”.
Mi domando però perché non porsi questi problemi, durante un’emergenza sanitaria mondiale. Perché rischiare, perché complicare ulteriormente un momento complesso a chi (lo Stato) deve gestirlo con risorse modeste e preoccupazioni enormi. La risposta è: non ci ho pensato? Chi se ne frega? Ho valutato pro e contro? No, o almeno no nella maggior parte dei casi. E qui veniamo al secondo punto: “Eh ma due settimane in Spagna/Grecia/Croazia/Malta costano la metà, anche meno, che in Italia!”, è la replica più frequente. Segue, molto spesso, l’accusa più o meno velata ad albergatori e operatori del settore turistico, di lucrare, di essere sanguisughe e così via.
Che in Italia il costo medio degli hotel con determinati servizi sia molto più alto che nei paesi citati è vero e di sicuro ci saranno anche strutture che non meritano quei soldi, ma il punto è un altro. Cosa cerca chi va sull’isolotto greco? Il mare, la casa carina, l’hotel vicino alla spiaggia, la passeggiata sul molo la sera (ci sono isole greche stupende e la Grecia è speciale, non fraintendete, ma nella maggior parte degli isolotti non c’è nulla oltre il mare e le casette bianche). Ecco, il modo per non spendere cifre astronomiche in Italia ad agosto c’è, ma spesso è un altro tipo di vacanza ed è una vacanza di cui a un sacco di italiani non frega nulla.
Ci sono regioni semi-dimenticate, con agriturismi e strutture bellissime a prezzi onesti, ci sono paesi e siti archeologici da visitare, ci sono mille possibilità per fare vacanze in Italia che non siano l’uno sull’altro in spiaggia in Salento o in Romagna. Che poi, anche lì. Il Salento non è solo Gallipoli, la Romagna non è solo Riccione, ma non è qui che affronteremo il tema. Il tema principale è: quindi, l’aspetto economico è un buon motivo per non valutare i rischi sanitari che si corrono quando ci si trova in un altro paese? Noi italiani non siamo quelli che si indignano per Alzano Lombardo perché si è barattata la salute con la produttività? Ecco, forse non siamo poi tanto diversi da chi ha cinicamente deciso che ci sono delle priorità economiche, talvolta, che scavalcano anche la salute.
E inoltre: non eravamo quelli in pena per gli albergatori, per i ristoratori, per i commercianti, per tutte le attività che in tre mesi di chiusura hanno sofferto e che senza una ripresa degli affari, chiuderanno (a parte chi ha già chiuso)? Ora, quegli stessi albergatori/ristoratori, sono tornati ad essere degli stronzi succhiasoldi da cui non farsi fregare, vuoi mettere gli spagnoli? Che è un po’ come la faccenda dei medici tutti eroi, a cui stanno per arrivare chissà quante cause. Ci sono operatori nel turismo scorretti o incapaci di essere competitivi, è vero, ma forse dovremmo ricordarci quante tasse pagano i proprietari di strutture turistiche qui, quanto costa il personale qui e tutto quello di cui ci ricordiamo quando ci fa comodo, quando tocca il nostro orticello, quando serve ai nostri discorsi populisti.
Chiedetevi quante tasse paga un albergatore alle Canarie e quante un albergatore a Positano, poi ne riparliamo. “Prima gli italiani”, sì, ma se in Grecia una settimana mi costa meno, “prima i greci”. Siamo tornati egoisti? Non lo so. Sto dicendo che non dobbiamo riprendere a viaggiare? No. Io viaggio moltissimo e senza poter viaggiare nel mondo mi sento amputata. Ma come sempre, nelle difficoltà, questo periodo incerto e complicato, offre molte possibilità: scoprire quell’Italia che abbiamo trascurato, essere generosi nei confronti di chi, in Italia, ha bisogno di una stanza occupata o un souvenir acquistato per arrivare vivo a settembre, evitare di essere un’ulteriore spesa o problema per questo paese che ha molti difetti, ma anche un innegabile pregio: quello di sapersi risollevare. Ecco, questa volta, se non collaboriamo, rischiamo di vederlo a terra per un po’. E le vacanze, a settembre, finiscono.
Fonte: https://www.tpi.it/opinioni/vacanze-italia-estero-covid-selvaggia-lucarelli-20200813648918/