Pd e M5S non si nascondono dietro un dito: hanno già detto che se una delle due mozioni passa, la frattura sarà inevitabile. «Si apre una vera crisi, non c’è dubbio», commenta preoccupato il capogruppo alla Camera dei Democratici, Graziano Delrio ai microfoni della trasmissione di Radio1 Un giorno da pecora. «Non si può pensare che con il ministro della Giustizia, capo del principale partito in Parlamento, la cosa si risolve con una pacca sulla spalla». Delrio, che di Renzi fu – tra le altre cose – sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è perplesso sull’atteggiamento del suo ex premier e, a proposito dei senatori di Italia Viva, suggerisce con una punta di sarcasmo: «Possono recitare la preghiera ‘non ci indurre in tentazione’, il ‘Padre Nostro’, è una preghiera comune. Spero non si facciano tentare da una sfiducia, non avrebbe un significato per il Paese in un momento così difficile».
Per il Movimento 5 Stelle, è chiaro che la sfiducia a Bonafede è «la sfiducia al Governo», come sostiene il capo politico pentastellato Vito Crimi: «Sono stupito – lamenta – che nel momento in cui il Paese sta pensando a come ripartire, si voglia mettere il Parlamento nell’imbuto di una mozione di sfiducia verso il ministro della Giustizia. Comunque, sono convinto che la maggioranza voterà compatta».
Voterà sicuramente compatta l’opposizione, come ha confermato il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. Ago della bilancia, dunque, sarà Italia Viva. Non è sicuramente un caso che nel pomeriggio di oggi ci sia stato una sorta di vertice a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e la capogruppo renziana alla Camera, Maria Elena Boschi. Sul tavolo, il pacchetto di proposte che Iv vorrebbe che il Governo attuasse d’ora in avanti. C’è chi è disposto a giurare che dal risultato di questo incontro dipenderà il voto dei renziani domani al Senato. Un voto in grado di spazzare via le nuvole dal centro di Roma o di far venire giù la grandine su Palazzo Chigi.