L’esperto dell’Ispra Piero Genovesi, inviato a Trento dal ministero, racconta come è fuggito. “Non errori tecnici umani, ma un’evasione impensabile”. Il ministro Costa “Non ammazzate Papillon”
I DUBBI sulla sorte dell’orso M49, ancora in fuga fra i boschi intorno a Trento, adesso passano proprio per la gabbia dalla quale è fuggito. Mentre i forestali della Provincia continuano a cercarlo, dopo che una fototrappola l’ha immortalato ancora vivo sulla Marzola, ci si chiede cosa accadrà quando lo troveranno. Perché anche se si evitasse una azione di forza, come quella indicata dal governatore leghista Fugatti che vuole l’abbattimento in caso di pericolo, anche una cattura ad oggi potrebbe essere un problema concreto.
Da un primo rapporto preliminare dell’Ispra è emerso che “la struttura, disegnata più di 10 anni fa dalla Provincia con il nostro supporto (dell’Ispra, ndr) e di altri esperti internazionali, è stata fatta con standard molto elevati – sostiene Genovesi – . E’ alta più di tre metri, ha una rientranza introflessa a 45 gradi per evitare le fughe, 7 fili elettrici con una forza di scossa per ogni filo di 4,5 joule, decisamente dolorosa ma che non danneggia l’animale e sotto è costituita da un cordolo di cemento che impedisce lo scavo agli orsi. Questo significa che il recinto è di qualità, ma evidentemente non sufficiente a contenere un orso vivace come M49. Per cui è inevitabile che la struttura debba essere ripensata e modificata per renderla sicura. Ma ci vorrà tempo”.
Per M49 le cose sono andate diversamente. Probabilmente ha prima sfondato i fili elettrici e poi trovato la via di fuga. Lo hanno cercato con droni dotati di termo camere, cani, pattuglie della forestale e infine, grazie alle fototrappole, è stata individuata l’area dove si è rifugiato.