100 anni di danni per 4 miliardi

Quello in foto è il calendario cosmico diffuso da Carl Sagan (quello della foto “pale blue dot”), un famosissimo astrofisico che, al contempo, era anche uno straordinario divulgatore scientifico.
 
Questo calendario rapporta, per meglio comprendere il senso del tempo, la storia dell’universo, del nostro pianeta, degli esseri viventi e dell’uomo rapportando tutto quello che è successo in circa 14 miliardi di anni in un unico anno solare.
 
Partendo dal Big Bang, avvenuto il 1° gennaio (nel grafico ka=migliaia di anni fa) la formazione del sistema solare è avvenuta il 2 settembre (4,6 miliardi di anni fa).
Chiaramente, solo dopo Santa Rosa (il 3 settembre) si sono iniziate a formare le rocce più antiche del nostro pianeta e solo il 31 dicembre, nel primo pomeriggio, sono arrivati i primi ominidi a stazione eretta.
 
Il passaggio dal vecchio mondo al nuovo mondo (se lo facciamo coincidere con la scoperta dell’America, nel 1492) avviene un secondo prima della mezzanotte.
Per far capire l’entità dei danni che stiamo producendo sul pianeta parliamo della rivoluzione industriale che possiamo collocare a pochi centesimi di secondo dalla mezzanotte.
 
Ecco.
 
Noi siamo capaci, con un 10 millesimi di secondo di distruggere quello che la natura ha fatto in 4 mesi interi. Per riportarlo ai tempi reali, noi, da specie intelligente che abita la terra, siamo stati capaci di modificare completamente in 100 anni, la circolazione e i cicli della terra, portando questa meraviglia di pianeta, dopo 4 miliardi di anni di evoluzione di fronte a qualcosa che potrebbe condizionare fortemente la sua stessa abitabilità.
 
Lo ripeto.
Con gli ultimi 100 anni.
 
Cito il rapporto NASA del 1986 (grazie a Davide Persico, Università di Parma)
“Il ciclo globale degli elementi, cioè l’insieme dei cicli biogeochimici della Terra, si sta alterando: non solo il ciclo del carbonio, ma anche quelli dell’azoto e di altri elementi necessari per garantire la vita. Lo sfruttamento delle risorse condotto dall’uomo sta via via rimodellando l’ecologia terrestre, erodendo i terreni produttivi, deviando i corsi d’acqua verso gli allevamenti e le città, eliminando gli habitat naturali e facendo salire il numero di specie estinte a livelli preoccupanti”
 
Oggi questi concetti già ampiamente studiati e comprovati, sono ancora ipocritamente messi in dubbio da cialtroni al servizio di potenti, diventando tema, rigorosamente secondario, di un miserabile e superficiale dibattito politico.

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