Volo da Londra con positivo, 8 giorni per il tracciamento. Variante inglese, trenta casi
Oltre una settimana di tempo per far scattare il contact tracing: ciò significa che in questa settimana i possibili contagiati e potenziali contagiatori possono essere venuti in contatto con altri e aver allargato il perimetro della diffusione del virus.
Il volo da allarme rosso, con un positivo inglese a bordo, è quello della British Airlines del pomeriggio del 7 febbraio scorso. Ma soltanto lunedì 15 le Asl hanno cominciato la ricerca ed il tracciamento degli altri passeggeri, quasi tutti italiani. Oltre una settimana di tempo per far scattare il contact tracing, che deve tutta la sua efficacia proprio alla tempestività degli interventi.
Vuol dire che in questa settimana i possibili contagiati e potenziali contagiatori possono essere venuti in contatto con altri, e aver allargato il perimetro del contagio. Proprio in questo momento delicatissimo, in cui, come ammette l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, “la variante inglese si affaccia nel Lazio”. Finora i casi individuati a Roma sono 30.
Come è stato possibile questo ritardo?
“Troppi passaggi – risponde Fabrizio Rossi, il medico delle Uscar che si trova al terminal 3 di Fiumicino per effettuare i test rapidi obbligatori a chi sbarca da Londra – Se noi individuiamo un positivo non lo comunichiamo alle Asl, ma all’Usmaf, l’organo della sanità aerea del ministero della Salute. Il ministero gira l’informazione alla Regione, che la gira alle Asl. Più sono i passaggi, più il tempo si allunga, più c’è margine di errore”.
Quella domenica 7 febbraio furono due i passeggeri inglesi da Londra a risultare positivi al test antigenico. Secondo le prescrizioni di legge, i medici Uscar effettuarono il tampone molecolare ai due positivi e lo inviarono all’Ifo, per avere la conferma della positività. Soltanto uno dei due risulterà positivo.
“Quando un passeggero viene trovato positivo al test veloce – racconta Rossi – viene sottoposto al molecolare. Poi è invitato ad andare a casa, se è italiano, o nel luogo da lui indicato per trascorrere la quarantena di due settimane. Se è inglese, viene inviato ai Covid hotel. Il passeggero in questione venne mandato allo Sheraton Golf hotel di Magliana vecchia. Una volta comunicata la positività al test rapido all’Usmaf, effettuato il tampone molecolare e mandato all’Ifo, la competenza non è più nostra”.
E inizia la catena delle comunicazioni: Usmaf, Regione, Asl, tante quante sono gli indirizzi dei passeggeri da rintracciare. È qui che si perde del tempo prezioso. Un lusso che non ci possiamo permettere, specialmente adesso, con la variante inglese che corre e rischia di dilagare.
Ieri su oltre 10 mila tamponi molecolari (-950 rispetto al giorno precedente) e quasi 21 mila antigenici per un totale di oltre 31 mila test, i nuovi casi nel Lazio sono stati 894 (+134), 32 i decessi (-2) e 2.031 i guariti. Il rapporto tra positivi e tamponi è a 8%, considerando anche gli antigenici la percentuale scende sotto al 3%. I casi a Roma sono 574. Ad oggi sono 37.261 i casi positivi nel Lazio. Di questi, 34.943 sono in isolamento domiciliare, 2.065 ricoverati non in terapia intensiva, 253 ricoverati in terapia intensiva (-1 rispetto a lunedì), 5.538 sono deceduti e 178.160 guariti.
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, esorta ad iniziare subito il monitoraggio del virus per scoprire le varianti. “La costituzione di un consorzio per il sequenziamento del virus guidato dall’Istituto superiore di sanità è un’ottima notizia – dichiara il direttore – ma adesso si tratta di agire. Subito, non quando la pandemia sarà finita”.
Fonte: La Repubblica.it