Tra competizione e cooperazione. Rilettura delle relazioni tra Italia e Russia
Secondo una narrazione diffusa tra Roma e Mosca esisterebbe una sorta di “relazione privilegiata”. Questa rappresentazione non solo è contraddetta dal forte spirito atlantista che da sempre anima l’Italia e dal sostegno che essa ha fornito al governo ucraino dopo il 24 febbraio, ma può essere agevolmente falsificata tramite un più accurato studio delle relazioni […]
Secondo una narrazione diffusa tra Roma e Mosca esisterebbe una sorta di “relazione privilegiata”. Questa rappresentazione non solo è contraddetta dal forte spirito atlantista che da sempre anima l’Italia e dal sostegno che essa ha fornito al governo ucraino dopo il 24 febbraio, ma può essere agevolmente falsificata tramite un più accurato studio delle relazioni tra i due Paesi.
Come suggerito dalla storiografia, è vero che Roma ha intrattenuto non di rado buoni uffici con Mosca, che hanno prodotto anche forme di cooperazione sul piano diplomatico, economico e culturale. Occorre ricordare, tuttavia, che tra gli interessi permanenti della politica estera italiana ne figurano alcuni incompatibili con quelli della Russia, quali l’assenza di una potenza egemonica nel Mar Nero, la presenza di un numero quanto più ridotto possibile di grandi potenze nel Mar Mediterraneo e l’espansione dell’influenza italiana nei Balcani. Consapevole degli elementi contradditori che gravavano sul rapporto con la Russia, nel 1881 l’ambasciatore Costantino Nigra scriveva al ministro degli Esteri Pasquale Stanislao Mancini che i due Paesi non si potevano fare “né troppo bene, né troppo male”.
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