Storia ‘diversa’ del cinema: Il rinascimento popolare francese – Parte II
Dopo Marcel Carné, l’altro “eroe” della rivoluzione del cinema d’Oltralpe anni ’30 e ’40 è Jean Renoir, il figlio del grande pittore impressionista che con ‘La grande illusione’ e ‘La regola del gioco’ firma due capolavori assoluti
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Definendo “da Rinascimento” la qualità di certo cinema francese fra gli anni ’30 e ’40, intendo dargli un certificato assoluto di nobiltà. È il cinema che riusciva a combinare l’immagine alla poesia, entrambe altissime, le più alte. Il porto delle nebbie, di cui ho scritto nella puntata precedente, è una delle opere fondamentali di quell’espressione. E ora mi riservo un’omologazione assolutamente arbitraria, ma efficace, sempre abusando delle licenze che comunque il cinema, arte imperfetta e sfuggente ai codici, ti offre. Un confronto fra “rinascimenti”: Il porto delle nebbie può valere una Vergine delle rocce. Un altro titolo di Carné, cinema e arte purissima, è Les enfants du paradis. Opera di poesia a sua volta purissima, visto che l’autore, Prévert, non dovette neppure confrontarsi con un romanzo, come aveva fatto nel Porto delle nebbie. Il poeta&poeta, senza briglia, sostenuto da un regista che sapeva tenergli testa nel suo genio disordinato, scrisse una storia articolata, fra amore, citazioni letterarie di Hugo e Balzac, pura estetica, in una Parigi casa d’arte ideale, coi bistrot, le fontane, i monumenti, le fiere, i saltimbanchi e i
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