Smart working nel settore pubblico. Avanti, ma con giudizio

L’intervento del ministro alla Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha riacceso il dibattito sulla possibilità di rilancio dello smart working anche nel settore pubblico. Lontano dall’agenda dell’ex ministro Renato Brunetta, dunque, il lavoro agile potrebbe tornare protagonista, ma con un salto di paradigma: secondo il ministro, infatti, è necessario transitare da una logica impostata sul “controllo” […]

L’intervento del ministro alla Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha riacceso il dibattito sulla possibilità di rilancio dello smart working anche nel settore pubblico. Lontano dall’agenda dell’ex ministro Renato Brunetta, dunque, il lavoro agile potrebbe tornare protagonista, ma con un salto di paradigma: secondo il ministro, infatti, è necessario transitare da una logica impostata sul “controllo” del lavoratore a quella della verifica del risultato.

Nato come semplice strumento di diversificazione logistica della prestazione lavorativa, in breve tempo il lavoro agile si è colorato di tinte nuove, uscendo dal suo alveo tradizionalmente privato e abbracciando ampi settori del pubblico impiego, imponendosi all’attualità grazie a una legislazione di emergenza che ne ha favorito l’applicazione anche in deroga alle originarie previsioni normative.

Sul punto, già lo scorso anno, si era pronunciata a favore anche la Ciu-Unionquadri – la più grande associazione di categoria che rappresenta il middle management, i quadri e le professioni intellettuali, presente al Cnel e al Cese di Bruxelles e che, adesso, esprime soddisfazione sul possibile nuovo corso intrapreso: “Plaudiamo alle riflessioni del ministro Zangrillo sul futuro del


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