Settimana lavorativa corta: rivoluzione o illusione per i dipendenti pubblici?

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale per il comparto delle Funzioni centrali, firmato il 6 novembre tra l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e alcuni sindacati, promette cambiamenti significativi per circa 195mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici come Inps e Inail. Ma non mancano le ombre: l’accordo, che esclude...

Aumenti, settimana corta e smart working: il nuovo contratto della PA promette grandi cambiamenti. Ma sarà davvero un miglioramento per i dipendenti pubblici? Scopriamo cosa c’è di vero e cosa no

@Canva

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale per il comparto delle Funzioni centrali, firmato il 6 novembre tra l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e alcuni sindacati, promette cambiamenti significativi per circa 195mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici come Inps e Inail. Ma non mancano le ombre: l’accordo, che esclude CGIL e UIL, ha diviso i sindacati e sollevato dubbi tra i lavoratori.

Aumenti salariali: luci e ombre

L’incremento medio di 165 euro al mese per 13 mensilità rappresenta una delle conquiste principali del nuovo contratto. Si va da un minimo di 121 euro per gli assistenti fino a circa 194 euro per i funzionari con mansioni elevate. Un aumento del 6% che, sommato ai precedenti e a quelli previsti fino al 2027, raggiungerà un totale del 16%, un dato mai visto prima nel settore pubblico. Ma le critiche non


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