Rivoluzione degli A4: una vera sfida per Xi Jinping
Questo articolo è pubblicato sul numero 50 di Vanity Fair in edicola fino al 13 dicembre 2022
L’hanno chiamata la rivoluzione degli A4, perché durante le proteste delle scorse settimane in Cina i manifestanti hanno usato i fogli bianchi per alludere alla mancanza di libertà d’espressione nel Paese. Forse la parola rivoluzione è un po’ azzardata, ma è certo che si tratta del più importante movimento popolare spontaneo dai tempi del massacro di piazza Tienanmen del 1989. Le prime proteste che nascono in diverse città della Cina, da Shanghai a Pechino, a Wuhan, e in cui i manifestanti, soprattutto nei campus universitari, accusano direttamente il leader Xi Jinping e il Partito comunista cinese. Dopo quasi tre anni dall’inizio della pandemia, la Cina è rimasta legata alla politica Zero Covid, quella di pochi vaccini e lockdown improvvisi, quarantene forzate in campi di isolamento al limite della dignità umana, tamponi a tappeto. Una politica che, quando i cinesi hanno iniziato a vedere timidi ritorni alla normalità all’estero, è parsa insostenibile. La frustrazione si è trasformata in rabbia dopo due episodi di cronaca. A
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