
Parità di genere: come sta messa l’Italia?
La parità di genere nel mondo del lavoro è una priorità sempre più sentita, e per valutarne l’impegno, i paesi europei hanno sviluppato sistemi di certificazione. L’Italia, con la recente Prassi UNI/PdR 125:2022, si distingue per un approccio basato sugli incentivi economici, che la differenzia da altri modelli più orientati alla normativa vincolante, come quelli...
La parità di genere nel mondo del lavoro è una priorità sempre più sentita, e per valutarne l’impegno, i paesi europei hanno sviluppato sistemi di certificazione. L’Italia, con la recente Prassi UNI/PdR 125:2022, si distingue per un approccio basato sugli incentivi economici, che la differenzia da altri modelli più orientati alla normativa vincolante, come quelli di Spagna e Francia.
Il modello italiano: struttura nazionale e incentivi economici
La certificazione italiana per la parità di genere, entrata in vigore nel 2022, si distingue per il forte legame con il sistema degli incentivi pubblici. Le aziende certificate possono accedere a un esonero contributivo fino a 50.000 euro annui e ottenere punteggi premiali nei bandi pubblici. Questo approccio economico rappresenta una peculiarità del sistema italiano, che utilizza leve fiscali e contributive per incentivare l’adozione di pratiche inclusive.
Il modello valuta sei aree specifiche: cultura e strategia aziendale, governance, processi delle risorse umane, opportunità di crescita, equità remunerativa e tutela della genitorialità. La certificazione ha validità triennale con controlli annuali, garantendo un monitoraggio costante dei progressi aziendali.
Un esempio emblematico del successo di questo
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