Nuove prospettive con la mappa più accurata della Via Lattea
Le scoperte del satellite Gaia: ricognizione di quasi 2 miliardi di stelle della nostra galassia. Con molte sorprese
Se i viaggi tra le stelle saranno forse impossibili, intanto abbiamo a disposizione la mappa più precisa in 3D mai compilata per portare almeno i nostri occhi nelle meraviglie del cosmo. Grazie a satelliti e sonde, naturalmente, come è riuscito Gaia, il satellite astrometrico dell’Esa europea autore della preziosa ricognizione che include 1,8 miliardi di astri della nostra galassia Via Lattea. Nove anni di scandagli hanno migliorato cinque volte la precisione della prima mappa costruita quattro anni fa regalando scoperte inattese. Tra queste il sorprendente risultato dei terremoti stellari.
I risultati inaspettati
«Pensavamo fosse improbabile rilevare un fenomeno del genere, ma i dettagliatissimi dati raccolti ci hanno portato al grande risultato», racconta Mario Lattanzi dell’Osservatorio di Torino dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) alla guida di un’ottantina di scienziati italiani che assieme ai colleghi delle altre nazioni europee hanno elaborato la preziosa miniera di informazioni. Gaia c’è riuscito misurando micro variazioni di luce che rivelavano le vibrazioni di cui migliaia di stelle sono vittima e corrispondenti a imponenti tsunami capaci di modificare addirittura la forma dell’astro. È un dato legato a eventi di straordinaria violenza e importantissimo per gli astrofisici perché rivela ciò che succede all’interno dei corpi stellari. «Dovremmo rivedere molte conoscenze», aggiunge Lattanzi, «e, come al solito, le scoperte stanno in dettagli prima incomprensibili».
Il satellite Gaia
Gaia è il più potente e satellite astrometrico lanciato in orbita e frutto di una specifica maestria europea costruita a partire dagli anni Ottanta con il predecessore Hipparcos. Anche la Nasa aveva tentato progetti simili, ma poi ha abbandonato la frontiera lasciando agli astronomi del Vecchio Continente questa specialità, base fondamentale per indagare il cosmo. Gaia valuta con precisione la posizione, le velocità e per la prima volta analizza la luce degli astri col suo spettrometro precisandone la natura.
Andando anche oltre le stelle, perché nella mappa ora sono inclusi anche 160 mila asteroidi e poi il suo occhio ha pure superato i confini della Via Lattea (dove noi abitiamo verso la periferia) scrutando 3 milioni di altre galassie vicine, e 2 milioni di quasar, potenti sorgenti radio. E di tutti registrando colori, temperature e movimenti ha messo insieme un’infinità di identikit dei corpi celesti con i quali i ricercatori, soprattutto europei e americani, stanno producendo 250 articoli scientifici (controllati e approvati) ogni mese. «Ora possiamo costruire modelli sulla storia, l’evoluzione e il futuro della nostra isola stellare prima inimmaginabili», nota Lattanzi. «Un lavoro che si può fare solo nello spazio, al di fuori dell’atmosfera». Intanto Gaia, lanciato nel 2013, si sta dimostrando una macchina straordinaria. Doveva osservare per cinque anni e invece sta ancora funzionando benissimo e la sua vita continua a essere allungata mettendo a frutto i 520 milioni di euro spesi finora dai Paesi dell’Esa a cui bisogna aggiungere 180 milioni per le operazioni (l’Italia contribuisce con il 20 per cento). Ma ora tutti sperano di chiarire un dato misterioso apparso nei dati e connesso alle prime tappe dell’evoluzione delle stelle. Sono le sorprese della ricerca che appassionano e aprono porte inattese, spesso straordinarie per le scoperte che nascondono.