
Nostalgia canaglia: vinili, musicassette, suoni grezzi e synth primitivi
C’è un certo brivido nel riscoprire i suoni imperfetti del passato. Non è solo una mania per collezionisti, è un rito, quasi una ribellione contro la perfezione digitale che ha sterilizzato il nostro modo di ascoltare la musica. È un ritorno all’essenziale, dove ogni dettaglio ha un sapore di autenticità. Il fruscio del vinile prima … Continued
C’è un certo brivido nel riscoprire i suoni imperfetti del passato. Non è solo una mania per collezionisti, è un rito, quasi una ribellione contro la perfezione digitale che ha sterilizzato il nostro modo di ascoltare la musica.
È un ritorno all’essenziale, dove ogni dettaglio ha un sapore di autenticità. Il fruscio del vinile prima che parta il brano, il click secco del tasto play sul registratore a cassette, la vibrazione leggera di un sintetizzatore analogico: piccoli gesti che riaccendono memorie. Case e uffici, dopo il ritorno al vinile, si popolano di oggetti dall’anima vintage: rumorosi timer da cucina a forma di uovo, calendari da parete in latta, fermacarte e gadget da scrivania che fanno tornare indietro nel tempo.
Questa nostalgia è canaglia perché punge e seduce allo stesso tempo, trasformando oggetti obsoleti in feticci. Il vintage non è solo estetica, è un modo di rallentare, di riscoprire l’attesa, di riportare il corpo dentro all’esperienza sonora. Oggi, in un’epoca in cui basta un tap per avere tutto, l’idea di doversi alzare per cambiare lato a un disco diventa quasi romantica, un rito
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