Marta Salogni, tecnica, poesia e consapevolezza dietro al banco di mixaggio
In un’intervista di qualche anno fa, parlando della sua collaborazione con Björk per l’album Utopia del 2017, Marta Salogni confidava che quel lavoro l’ha spinta a scrivere, a rimettersi in contatto con persone con cui non parlava da tempo e a dire cose che non era mai riuscita a dire. Si può partire da qui per comprendere cosa rappresenti la musica nella vita della 32enne bresciana premiata come Best Producer in UK 2022 e già Breakthrough Engineer nel 2018 e Breakthrough Producer nel 2020 per la MPG (Music Producers Guild). Perché magari ci si immagina che chi, come lei, lavora come ingegnere del suono, al mixaggio e alla produzione dei dischi abbia un approccio prettamente e freddamente tecnico, e talvolta può essere vero, ma basta sentire Marta ripercorrere la sua carriera per intuire quanto sia immersa nella musica anima e corpo: l’impressione è che continuerebbe a fare ciò che fa anche se fosse una perfetta sconosciuta e se ad ascoltare gli album che di volta in volta contribuisce a creare fossero in due.
Per ora non è andata così e non
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