Lo “Pocos, locos y mal unidos” non fu detta da Carlo V

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“Pocos, locos y mal unidos”: è forse la frase in lingua spagnola più conosciuta dai sardi. Generalmente viene utilizzata per portare avanti un (discutibile) luogo comune secondo il quale i sardi non siano uniti tra loro.

La “fortuna” di questa frase è stata talmente grande che è passata storicamente l’idea che a esprimere il concetto sia stato per primo l’imperatore Carlo V d’Asburgo, re di Spagna e sovrano di mezza Europa e delle colonie d’oltre Oceano.

A smontare questo racconto intriso di leggenda è stato in questi ultimi anni lo storico Francesco Casula, che a più riprese ha spiegato l’origine di questo detto attribuendone la paternità alla giusta figura storica (ben meno importante dell’imperatore del Sacro Romano Impero).

“La definizione dei Sardi pocos, locos y mal unidos, attribuita a Carlo V, ma mai verificato in alcun documento o altra fonte storica, è in realtà di Martin Carrillo, Visitador del Reyno de Cerdeña – spiega Casula in un articolo sul suo blog -. Questi, ambasciatore del re Filippo IV nel 1641, in un resoconto stilato per il sovrano spagnolo in merito alla situazione linguistica e culturale della Sardegna (“Il Catalano e lo Spagnolo vengono utilizzati e capiti nelle città, mentyre il Sardo è la lingua comunemente utilizzata nei villaggi” definirà appunto i Sardi:” pocos, locos y mal unidos”. E si riferiva – sbagliando – alla situazione linguistica. Ma tant’è: diventerà un becero e trito luogo comune e verrà interiorizzato da molti sardi e ripetuto in modo ossessivo e autoflagellante, con effetti devastanti, specie a livello psicologico e culturale (vergogna di sé, complessi di inferiorità, poca autostima, voglia di autocommiserazione e di lamentazione) ma con riverberi in plurime dimensioni: tra cui quella socio-economica”.

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