
Libero fischio in libero stato (frase di Sandro Pertini)
Stamattina ho deciso di uscire per comprare il giornale in edicola.
L’odore della carta inumidita dall’inchiostro è così profondamente radicato in me come il profumo d’incenso nelle chiese la domenica.
La mia terra, la mia città è completamente deserta.
Odo voci.
Oltre alla presa di posizione di Lucio Matteucci e quella di Paolo Bianchini, ho registrato con favore e interesse quella di Mauro Rotelli e di Fratelli d’Italia nella quale si esprime nuovamente e con forza il concetto che laddove lo stato non tutela appieno il cittadino piccolo imprenditore, il cittadino stesso non ha i mezzi per tutelare a sua volta lo Stato: per cui se mi chiudi non puoi chiedermi.
Tutto ciò conduce ad un tema che oscilla tra l’ancestrale intolleranza alle norme, un’effettiva odierna difficoltà nel vivere con le attuali restrizioni ed una futura probabile disobbedienza civile.
Colloquiando con una mia amica, essa si è detta molto preoccupata per la manifestazione che si terrà domani a Roma ed organizzata dai ristoratori, evento in cui è prevista la presenza di 50000 persone alle quali sicuramente si aggiungeranno altre migliaia in corso della stessa.
È qui che probabilmente le interrogazioni che vorrebbero farsi a Sindaci, a Prefetti ed al Governo su presunti incitamenti alla rivolta di massa trovano una debole ragion d’essere.
È questo punto il luogo in cui si è verificato e consumato il completo scollamento tra la realtà politica della burocrazia di partito e di sistema e la realtà politica del vissuto giornaliero dei singoli cittadini.
Un enorme numero di categorie commerciali ha visto rasa al suolo la propria capacità di iniziativa imprenditoriale da misure contraddittorie ed estreme, e dopo oltre un anno di chiusure continue ed aperture occasionali diventa molto complicato recuperare quanto è stato perso nel corso del tempo.
Ogni singolo comparto ha subito dei danni individualmente, ma l’onda lunga fa scaricare la propria difficoltà su tutto l’indotto, ossia i servizi accessori, i trasporti, la distribuzione delle stesse utenze.
La maggior miopia evidenziata dalla nostra classe politica si dimostra in maniera cristallina nel fatto di non accorgersi che il dramma di quanto succede in questo momento non è nulla rispetto a quello che vedremo accadere in negativo nel corso dei prossimi anni.
La Storia purtroppo ci insegna che ad ogni guerra, ad ogni catastrofe, ad ogni grande evento negativo è seguito almeno un decennio di depressione economica durante il quale chi ha mantenuto i residui mezzi per riprendersi tenterà di rialzare la testa ma chi non ne avrà più precipiterà definitivamente.
Vediamo già ora le prime avvisaglie.
Vedremo attività storiche chiuse, vedremo mutui non saldati e famiglie senza case, a causa della restrizione dei consumi vedremo aumentare e lievitare i prezzi nel tentativo di recuperare quanto è andato perduto.
Licenziamenti, drastici riassestamenti e ridimensionamenti.
Chi potrà sposterà in altri luoghi i propri capitali.
Vedremo lo Stato appesantire la pressione fiscale sui superstiti, perché quanto non introitato dovrà essere comunque recuperato.
A chi pensa che usciremo dal tunnel il giorno nel quale toglieremo la mascherina è il caso di ricordare che vanno invece preparati adesso degli strumenti per affrontare il periodo terribile a cui gli imprenditori, le famiglie e tutto lo Stato saranno soggetti.
All’occasionale consigliere comunale di turno o al giornale di città che si preoccupano e gridano allo scandalo per una protesta individuale forse converrebbe di più avere una prospettiva di lungimiranza e iniziare a chiedere con forza misure concrete per fare in modo che questa pandemia, seppur grave, non sia il prodromo di una crisi epocale.
Conviene anche a loro pensare che si dovrà scendere in piazza.
Per il resto la mia giornata va avanti con un pranzo nel quale festeggio il compleanno di un familiare a me carissimo, la cui storia, qualora narrata, ci indicherebbe come a volte sia davvero vergognoso definirsi italiani.
Ma questo è il Sistema.
L’unica cosa che la pandemia e tutta la crisi che ne è sorta non potrà mai portarci via è l’emozione che abbiamo nei nostri cuori nello stare vicini, nello stringerci, nel pensare che anche se adesso va male non sarà mai finita la Speranza di resistere e partire nuovamente.
Seppur incattiviti da questa situazione dobbiamo renderci conto che il cielo sopra le nostre teste non sarà continuamente grigio e opprimente come lo è oggi, in questa domenica: uscirà nuovamente il sole sulle nostre vite, ci ritroveremo nelle piazze e per le vie.
Sarà festa.
Teniamoci pronti ad indossare un abito da cerimonia e giorni lieti, perché non esiste un buio così lungo da tenere sottomessa la potenza della luce.
Buona domenica a tutti voi.
Di Andrea Redi