L’arte è inganno. A Padova una mostra sul rapporto tra colore, movimento e percezione nell’arte
Marina Apollonio, Dinamica circolare 6Z+H, 1968, diametro 100 cm Padova, collezione dell’artista
Padova – “Si può dire che l’arte inganna. Da sempre l’arte ha sfruttato l’illusione e le competenze su come influenzare, indirizzare e ingannare l’occhio. Solo disegnando un punto sullo sfondo, si crea un doppio piano che nella realtà non c’è” afferma Guido Bartorelli, professore di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Padova e co-curatore della mostra “L’occhio in gioco” allestita presso il Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 26 febbraio 2023.
L’esposizione riprende nel titolo la famosa mostra The Responsive Eye presentata al MoMA di New York nel 1965, dedicata alle tendenze astratte dell’arte ottica e percettiva allora in voga (di quell’evento ne dà testimonianza un filmato breve, originale girato da un giovane Brian De Palma e disponibile su YouTube), e la declina in una chiave nuova, inedita.
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Due sono i binari sui quali viaggia “L’occhio in gioco“. Uno a taglio storico, affidato a Luca Massimo Barbero, è dedicato alle ricerche artistiche che si sono concentrate sul colore, l’ottica, il movimento, la percezione articolandosi dal XIII al XX secolo. Un percorso che abbraccia lavori che vanno da astrolabi rinascimentali fino alla contemporaneità di un Anish Kapoor.
L’altro percorso – a cura dai docenti di psicologia Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova insieme a Guido Bartorelli -, dischiude un magico mondo a cavallo tra arte e scienza che indaga sulle sperimentazioni condotte all’inizio degli anni Sessanta dagli artisti del Gruppo N in collaborazione con gli studiosi di psicologia della percezione di Padova.
Molla scatenante di questa grande mostra da non perdere è l’anniversario degli 800 anni dell’ateneo di Padova di cui fa parte la scuola di psicologia fondata nel
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