La chiamarono “La Martellata di Dio”.
Quattro anni fa il 29 ottobre 2018, ero a migliaia di chilometri da qui, eppure mi ricordo perfettamente cosa accadde, come fosse oggi. Ricordo le telefonate, i messaggi, mi scrissero subito dopo, attoniti, impauriti, disperati.
Nel giro di pochissimo tempo, dalla Lombardia fino alla Carnia, caddero a terra 20 milioni di alberi.
Tutti insieme.
20 milioni, quasi tutti abeti, tutti abbattuti dallo stesso vento, inaspettato, impensabile, terribile.
E’ ricordata oggi come la “tempesta di Vaia”. I locali la chiamarono “la Martellata di Dio”.
L’evento è erroneamente conosciuto con l’appellativo di “tempesta” (grado 10 nella Scala di Beaufort), ma i venti hanno raggiunto le velocità dell’uragano (grado 12), venti che comunemente si originano solo su acque tropicali o subtropicali del pianeta.
Il vento di scirocco ha toccato il 29 ottobre, in Veneto, raffiche di 192,24 km/h mentre in Carnia si sono toccati i 200 km/h (la stazione Osmer di Cima Rest). In Trentino, sul Passo Rolle, il vento ha raggiunto i 217,3 km/h. Le fortissime raffiche, paragonabili secondo l’alpinista Reinhold Messner a venti che si registrano sul monte Everest, hanno determinato la morte di numerosissimi alberi e in diversi casi l’abbattimento di intere foreste.
Le zone più colpite dal vento sono state l’Altopiano dei Sette Comuni (soprattutto la Val d’Assa e la Piana di Marcesina), la Val Visdende, l’Agordino (Alleghe, Canale d’Agordo con la Valle di Gares, Colle Santa Lucia, Falcade con la Valle del Biois, Rocca Pietore e l’intera Valle di San Lucano a Taibon Agordino), l’area circostante il Lago di Carezza, le Valli di Fassa e di Fiemme (in particolare Paneveggio) e l’Altopiano di Piné oltre che varie zone della catena del Lagorai. Anche parte della Regione Lombardia (soprattutto la Valcamonica) è stata interessata dagli eventi, le zone più colpite sono state il Passo Crocedomini nel comune di Bienno e i comuni di Paspardo e Cimbergo, nonché diverse aree nei Comuni di Sonico e Ponte di Legno.
In particolare proprio a causa dell’eradicazione di numerosi alberi lungo le linee elettriche ma anche a seguito del crollo di piloni, si registrarono fortissimi disagi alla distribuzione di corrente elettrica su tutto il territorio montano del Triveneto, tanto che il 30 ottobre Terna ed Enel avevano con difficoltà rialimentato 200 000 utenze fra Veneto e Friuli, ma il 31 ottobre le utenze senza energia elettrica erano ancora 10 000 in Carnia, 3 000 nel Trentino orientale (Val di Fiemme e Val di Fassa) e 8 600 nel vicentino (in particolare sull’Altopiano dei Sette Comuni).
Contestualmente, caddero al suolo in soli tre giorni (27, 28 e 29 ottobre) sulle aree montane del Veneto e del Trentino fino a 715,8 mm di pioggia registrati nella stazione di rilevamento a Soffranco (Longarone), superando i dati del 1966 e ben 870 mm a Forni di Sotto sulle Prealpi carniche in Friuli.
Sempre nel contesto di questa tempesta, il 29 ottobre si sono verificati due eventi di alta marea eccezionale che hanno interessato il centro storico di Venezia: il primo ha raggiunto il picco di 156 cm alle ore 14:40 mentre il secondo, causato da un temporale accompagnato da forti venti, ha toccato il picco di 148 cm alle 20:25. Il massimo contributo meteorologico (o residuo) raggiunse valori paragonabili o leggermente inferiori all’evento straordinario del 1966 facendo misurare quasi 160 cm di residuo. La minima di marea risulta essere la più alta della storia veneziana con +119 cm.
Per quanto concerne le foreste, a causa del vento secondo le stime sono stati abbattuti 42 milioni di alberi (dato mai registrato in epoca recente in Italia su una superficie di 41 000 ettari. I danni con le stime delle regioni colpite arrivarono a circa 3 miliardi di euro.
42 milioni di alberi.
3 miliardi di euro di danni.
Ecco, adesso chiedo se qualcuno ricorda nulla di quell’evento. Utilizzo le parole di Ferdinando Cotugno (che ringrazio per la passione e per la dedizione sul tema) per descrivere ciò che è avvenuto, quello che sta succedendo e quello che succederà.
L’unico modo per comprenderla la portata della “martellata di Dio” fu guardarla dall’alto.
Ci vollero giorni per capirne l’importanza, la scala, la comparazione delle misure. Il giorno dopo i giornali parlarono di interruzioni della corrente, di disagi alle strade, nessuno aveva capito la tragedia dei boschi, perché in Italia nessuno ci pensa, ai boschi. I boschi non danno consenso. Dopo quattro anni quello che si poteva raccogliere è stato raccolto, quello che non si poteva raccogliere è stato abbandonato a marcire, era inevitabile, in un paese che usa il legno come materiale ma non vuole usarlo come risorsa (e quindi lo prendiamo dal Myanmar o dall’Africa, consumando, emettendo).
La tempesta Vaia fu crisi climatica.
I boschi italiani erano abituati a un territorio in cui queste cose non succedono, non siamo un paese di vento, non abbiamo l’oceano e abbiamo sempre avuto le Alpi a proteggerci. Ma il Mediterraneo è diventato una tinozza bollente, quest’anno poi non ne parliamo, E tutta quell’energia diventa catapulta per le tempeste, miccia per bombe per cui non abbiamo alcuna protezione. Vaia era vento di scirocco, era una sera fredda, pioveva da giorni, ma chi uscì (o provò a uscire) ricorda soprattutto una cosa, che quel vento era caldo, come se dentro la tempesta ci fosse un phon accesso.
Fu quel phon a raggiungere 200 km/h di velocità, e distrusse tutto.
Quattro anni dopo, gli stessi boschi del nord-est stanno subendo una seconda tempesta, questa volta molto più lenta, in slow motion. Una tempesta che rischia di uccidere il doppio degli alberi: quaranta milioni di abeti morti, non so se uno riesce a immaginare la proporzione.
La seconda tempesta è un insetto.
Si chiama bostrico, fa la camera nuziale nella corteccia e secca le piante in piedi. Le macchie giallastra che si vedono nei boschi delle Dolomiti o del Friuli sono attacchi di bostrico, che prospera con le piante stressate da siccità, caldo e vento.
Clima, appunto.
E non ne parla nessuno.
Preferiamo dedicarci ai Rave party. E non siamo più in grado di essere consapevoli, da soli, per ciò che è successo, che sta succedendo e che succederà.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tempesta_Vaia_nel_Triveneto