Invita i genitori alla laurea e si uccide, aveva dato pochi esami. L’ultimo sms: «Sono sul ponte»

I genitori, arrivati da Pescara, erano pronti a festeggiare la sua laurea, ma il giovane ha scelto di morire per non rivelare loro che gli esami sul libretto erano solo uno o due.
Tragica la fine di uno studente abruzzese di 29 anni, iscritto alla facoltà di Economia nel campus di Forlì dell’Università Alma Mater Studiorum. Il giovane si è lanciato dal ponte in via Stalingrado, a ridosso dell’area fieristica di Bologna, venerdì, giorno in cui secondo quanto annunciato alla famiglia avrebbe dovuto discutere la tesi della triennale.
Il ragazzo viveva da solo L.N. in realtà in tanti anni a Bologna aveva dato pochissimi esami. Viveva da solo in un appartamento in affitto a spese dei genitori, i quali provvedevano anche alle tasse universitarie, ma non aveva mai avuto il coraggio di confessare di aver abbandonato lezioni e libri. Il giovane, figlio di un dirigente di una filiale tedesca di un’azienda farmaceutica, dopo i primi test accademici, non ha avuto la forza di andare avanti, né tanto meno di confessare ai genitori la sua decisione. Anzi, alla famiglia ha annunciato la sua laurea. E così l’altro ieri la madre e il padre, insieme al figlio maggiore, sono giunti puntuali a Bologna per la discussione della tesi e la festa, ma il figlio all’appuntamento non c’era. Hanno tentato di mettersi in contatto con lui senza ottenere risposta, né al citofono né al cellulare. Dalla gioia, la famiglia è passata all’angoscia quando un ex inquilino dell’appartamento, che aveva le chiavi, ha aperto la porta di casa scoprendo stanze in disordine e nessuna traccia dello studente. Poco dopo è stato lanciato l’allarme ai carabinieri. Sono state avviate le ricerche e solo alle 16 di venerdì, il corpo senza vita è stato scoperto in via Zago, a poche decine di metri dalla rotaie della ferrovia. Un volo di 15 metri dal ponte che non gli ha lasciato scampo. Un gesto che ha suscitato sgomento negli ambienti universitari e a Pescara dove il giovane era cresciuto e dove tornava ogni estate.
Molto bello, il look casual, il sorriso stampato sulle labbra, nessuno lo ricorda accigliato o pensieroso. In Abruzzo lavorava come stagionale nei bar, lo scorso agosto era stato assunto come cameriere da una caffetteria di Manoppello, paese dell’entroterra pescarese. «Aveva lavorato solo due settimane – racconta il titolare Giorgio Odoardi – perché doveva tornare a Bologna. Lorenzo era bravo nel suo lavoro, lo impiegavo in sala, dietro il bancone, nei cocktail, sapeva fare tutto. Era dinamico, sorridente, mai avrei immaginato che nascondesse un disagio così forte». Fra le prime ipotesi sulle cause del tragico gesto, è stata subito esclusa la delusione d’amore. Lorenzo era single da un anno e non c’erano strascichi sentimentali con la sua ex fidanzata. Una perlustrazione nell’appartamento del ventinovenne ha consentito il recupero del libretto universitario e la scoperta di un percorso accademico concluso sul nascere. A nessuno Lorenzo aveva avuto il coraggio di rivelare il suo segreto.
Amedeo Sicilia, procuratore sportivo e amico di infanzia, dice: «A Pescara siamo vicini di casa, da bambini giocavamo insieme, lo incontravo ogni estate quando tornava nella nostra città, si parlava sempre di calcio perché quella era la sua passione, mi aveva detto solo che studiava Economia, ma non era mai entrato nel dettaglio. Oggi, però, da un amico comune ho saputo che ad agosto Lorenzo gli aveva detto di aver consegnato la tesi e essere prossimo alla laurea. Chissà quanto soffriva nel dover fingere continuamente, eppure era sempre allegro e pronto alla battuta». La scomparsa ha destato sconforto anche nel calcio pescarese dove lo studente aveva militato in una squadra amatoriale. Lo ricordano come un bravo terzino, rapido ed intelligente nell’anticipare l’avversario. Chiusi nel massimo riserbo i familiari. Così come i parenti nella palazzina sulle colline pescaresi. Un dramma impossibile da accettare, soprattutto per i genitori che non hanno potuto comunicare con il figlio, comprenderlo e perdonarlo.
Fonte: Il Messaggero

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