Immigrati dei centri di accoglienza costretti a lavorare la terra per paghe da fame
Indagati sei imprenditori agricoli per quattro aziende tra Montalto di Castro e Tarquinia
Costretti a lavorare tutto il giorno, tutti i giorni. Anche alle intemperie. Senza alcuna tutela, senza abbigliamento idoneo e dispositivi di protezione individuale, senza formazione professionale e per una paga da fame.
Inchiesta sul caporalato sul litorale viterbese dei carabinieri di Montalto di Castro, coordinati dalla procura di Civitavecchia, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sei persone per quattro società agricole tra Montalto e Tarquinia. Le indagini, lunghe e complesse e a cui hanno collaborato anche i militari del Nucleo ispettorato del lavoro di Viterbo, avrebbero fatto “riscontrare – spiegano gli inquirenti – sul litorale della Tuscia l’esistenza di una consorteria che, con ogni probabilità, ha posto in essere un consolidato e diffuso sistema di sfruttamento del lavoro di cui beneficiavano alcune aziende agricole del posto”.
Tre di queste società si sarebbero “affidate – ricostruiscono gli inquirenti – a un cittadino pakistano il quale, per mezzo di due società a lui riconducibili, reclutava manodopera tra i propri connazionali e tra cittadini nordafricani ospiti di centri di accoglienza della zona (di Montalto e Tarquinia, ndr), ovvero tutte persone versanti in stato di indigenza e in alcuni casi clandestini in quanto privi di permesso di soggiorno”.
Il pakistano e altre tre persone, tutte titolari di aziende agricole, nei giorni scorsi sono state raggiunte dalle ordinanze cautelari emesse dal gip di Civitavecchia. Per il pakistano è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre gli altri tre sono stati interdetti all’esercizio dell’attività imprenditoriale nel settore agricolo. Le misure sono state
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