Flat tax: ecco perché non aiuta giovani, precari e bassi redditi
Non è un paese per poveri. Nella prima manovra del governo Meloni riappare la discussissima flat tax, un modello di tassazione al 15 per cento per gli autonomi che guadagnano fino a 85mila euro annui, approvata in via definitiva nella Legge di Bilancio per il 2023.
E se per un lavoratore con un reddito intorno ai 75mila euro, il risparmio sulle tasse sarà fino a 8mila euro, si apre un grosso dubbio su giovani, precari, piccole partite Iva, collaboratori, freelance e lavoratori occasionali. Per queste fasce, nel governo Meloni, non sembra esserci tutela economica.
«La flat tax è solo una scelta politica. Comporta un taglio di tasse più alto a chi ha un reddito più alto. Io personalmente penso che in questo momento in Italia non ci sia la necessità di ridurre la progressività del sistema di tassazione. Mettendo da parte i costi (l’impatto sulle finanze pubbliche potrebbe essere considerevole), si tratta solo di decidere chi si vuole tassare di più: chi ha più soldi, tutti o chi ne ha meno? La flat tax taglia le tasse a chi guadagna di più», spiegava
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