
Disabilità, quando le parole che usi possono fare una rivoluzione (culturale)
«Affetto da disabilità», «diversamente abile», «non vedente». Spesso, senza rendercene conto, utilizziamo termini che crediamo inclusivi ma che invece non fanno che alimentare la discriminazione. La vera rivoluzione culturale parte invece proprio dalle parole. Come racconta Iacopo Melio nel suo libro
«Affetto da disabilità», «diversamente abile», «non vedente». A tanti sarà capitato, anche solo una volta, di utilizzare una di queste parole. Magari pensando, in buona fede, di ricorrere a una terminologia rispettosa e corretta.
Quando però corretta non è.
Dove sta l’errore? Si tratta di parole di cui dovremmo imparare a liberarci perché, anche se pronunciate con buone intenzioni, finiscono per mettere l’accento su una presunta diversità. Alzando muri e barriere che invece proprio il linguaggio potrebbe e dovrebbe avere la forza di abbattere .
A spiegarlo molto bene è Iacopo Melio che al tema ha dedicato molto del suo impegno da attivista ed oggi anche un libro, edito da Erickson, dal titolo È facile parlare di disabilità (Se sai davvero come farlo).
Sempre in prima linea quando si tratta di sensibilizzare le persone ma anche difendere diritti umani e civili, Iacopo Melio ha pensato infatti a una guida pratica e concreta, rivolta a tutti coloro che vogliono davvero imparare a utilizzare le parole giuste, non per essere politically correct ma per dare davvero il proprio piccolo contributo per la costruzione di una
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