
“Dampyr” ci prova ma non ce la fa
"Dampyr" ci prova ma non ce la fafumettologica.it
La cosa migliore di Dampyr sono i 36 secondi di animazione che precedono il film e che presentano Bonelli Entertainment, la nuova divisione di Sergio Bonelli Editore. Nel marketing si chiama”identity” o “logo animation”. Una animazione un filo lunga per essere solo uno stacco animato di un marchio (come i millemila che chi va al cinema è abituato a vedere) e che invece si dimostra un riuscito esercizio di stile in grafica 3D con un tratto originale e intrigante, che richiama uno dopo l’altro gli eroi dell’universo Bonelli e la loro estetica in bianco e nero. Davvero bella, promettente e intrigante.
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Il film è molto meno riuscito. Ha sette-otto scene in tutto, cinque delle quali molto scure. La regia è tecnica, competente ma fredda. A livello di sceneggiatura il problema sta nella costruzione della parte emotiva e sentimentale dei personaggi: non si capisce perché manifestino emozioni ingiustificate dallo svolgimento della trama. Forse qualche scena è rimasta negli “assets” del software di montaggio, forse si sono dimenticati di scriverle. Chissà.
A parte l’ironia, l’aspetto emotivo è solo uno dei problemi del film di Dampyr. L’altro è il suo posizionamento. Il film è costato 13,7 milioni di euro ma non li dimostra, nonostante abbia una “grana” e una capacità visiva matura. Non li dimostra sia perché sembra più un lungo pilot di una serie televisiva che spera di essere messa in produzione, sia perché il mondo che costruisce pare solo un abbozzo, un principio.
Il film – una origin story fedele ai primi due albi della serie a fumetti – è scritto da Mauro Boselli e Maurizio Colombo (gli ideatori dei personaggi) e sceneggiato da un pool nutrito di autori: lo stesso Mauro Boselli, Giovanni Masi,