Nell’estate rovente, l’area semi-desertica di Los Monegros, in Spagna, ci restituisce una straordinaria storia di adattamento e sopravvivenza ai cambiamenti climatici avvenuti attorno al 6200 a.C. A ritrovarne le tracce, un’equipe di archeologi dell’Università di Pisa impegnati nel progetto “MesoHistories”, diretto da Niccolò Mazzucco, professore dell’Ateneo pisano, e Javier Rey Lanaspa, archeologo del Governo di Aragona
La rassegna, composta da oltre cinquanta opere allestite nelle tre sedi della mostra: le Scuderie Granducali e Palazzo Rossetti a Seravezza e Palazzo Simi a Levigliani, intende presentare il pittore stazzemese sotto una nuova luce
Adagiata a circa 160 metri di profondità sul fondale sabbioso, a Civitavecchia, la nave oneraria romana conserva un carico di centinaia di anfore romane tipo ‘Dressel 1 B’, la maggior parte integre, che hanno formato un giacimento delle dimensioni di mt. 12 di larghezza per mt. 17 di lunghezza
"Sono 18 milioni le galline che in Italia vengono allevate in questo modo crudele. - scrive Essere animali, che ha appoggiato l'iniziativa dell'artista, strumento di grande sensibilizzazione a questo tema spinoso - Anche quando allevate “a terra” le condizioni non sono meno gravi e, in ogni caso, in tutte le tipologie di allevamenti la sorte per le galline è la stessa: il macello dopo che cala la produttività"
La mostra si configura come una narrazione in cui diversi episodi e autori si alternano e susseguono, intrecciando le ricerche dedicate all’immagine la sua frammentazione con autori quali Emilio Isgrò e Valentina Berardinone, per proseguire con la MEC Art di Gianni Bertini, Bruno Di Bello e Aldo Tagliaferro, il dialogo con la poesia visiva, la mail art e la performance con Mirella Bentivoglio, Maria Lai e Giuseppe Chiari fino alle ricerche linguistiche di Franco Vaccari. La mostra si completa affrontando la questione legata alla persistenza del paesaggio nelle identità e non identità dei luoghi con le opere di Luigi Ghirri e Marina Ballo Charmet, fino ai grandi cicli di produzioni fotografiche commissionati dal museo come il progetto Ex/post Orizzonti temporanei di Mario Cresci e Moltiplicazioni di Armin Linke.
Per decenni gli archeologi si erano chiesti se la camera funeraria rivestita di pietra, scoperta nel 1999, contenesse quindi i resti di un uomo o di una donna. A causa della natura del terreno i resti umani erano consumati e l'apparato scheletrico si era quasi completamente dissolto nel terreno
Il relitto di Antikythera è stato recentemente portato alla ribalta dal film Indiana Jones e il quadrante del destino. Lontano dall'immaginazione cinematografica, un team internazionale di archeologi, sommozzatori, ingegneri e scienziati fisici e naturali sta attualmente scavando il famoso relitto. Quest'anno i ricercatori hanno compiuto progressi significativi nell'acquisire una conoscenza dettagliata della struttura del sito, della stratigrafia, del relitto stesso e del suo prezioso carico. Inoltre, aree precedentemente inesplorate sono state meticolosamente documentate, consentendo una comprensione più trasparente e precisa di questa nave leggendaria
“American Beauty” esplora calcuni aspetti centrali per la comprensione delle contraddizioni che attraversano la superpotenza statunitense. Un racconto serrato capace di dar voce ad alcuni tra i protagonisti assoluti dell’arte internazionale. Si è scelto di partire dall’immagine che forse più di ogni altra esprime lo spirito americano – spiega il curatore Daniel Buso – cioè il momento in cui un gruppo di marines alza la bandiera a Iwo Jima, nella fotografia di Joe Rosenthal. L’immagine fu un grande successo a livello globale, anche se alcuni retroscena ne misero in dubbio l’autenticità. La fotografia fu presto impiegata a scopi propagandistici mentre Rosenthal venne insignito del prestigioso Premio Pulitzer”.
Il forte fu sede operativa di truppe ausiliarie romane tra il 112 al 400 circa. All'interno furono erette, in pietra, secondo la diffusa pianta elaborata a Roma per garantire la massima funzionalità degli insediamenti militari, i principia (quartier generale), gli horrea (granai) e gli alloggi dei soldati; cosa insolita per un forte destinato alle truppe ausiliarie, a Banna fu eretta anche una basilica exercitatoria (palestra), come previsto per gli addestramenti invernali.[
"Un simile ritrovamento avvalora l’ipotesi che si tratti di un sito frequentato da romani benestanti, forse proprio di quella villa che è stata ipotizzata da altri" dice l'Unive . "In ambiente lagunare si tratta di un ritrovamento piuttosto raro, ad oggi abbiamo notizia di altre due gemme preziose ritrovate a Torcello e presso Barena del Vigno", afferma Beltrame.