Caro bollette e materie prime colpiscono anche i forni. Rischiamo di rimanere senza pane?

L'allarme arriva dai panificatori che si trovano ad affrontare aumenti insostenibili e che chiedono un intervento immediato del Governo per calmierare le tariffe.

I prezzi dei generi alimentari hanno subito una forte impennata. E anche il pane, alimento base dell’alimentazione quotidiana, non ne è esente. 

Il problema non è solamente delle famiglie italiane, ma anche del comparto panificatori, che nei giorni scorsi è sceso in piazza a Napoli per denunciare che, a causa del caro energia, gas e materie prime, rischia di scomparire. 

A confermarlo sono Davide Trombini, presidente di Assopanificatori Fiesa Confesercenti e Matteo Cunsolo, presidente del Richemont Club Italia (associazione parte di un’organizzazione internazionale, senza scopo di lucro che sostiene l’attività dei suoi soci ai vertici nel settore della panificazione e della pasticceria), e presidente dei panificatori di Confcommercio Milano, che ci hanno raccontato il momento critico che stanno attraversando i panificatori, soprattutto le piccole e medie imprese, che chiedono a gran voce un intervento del nuovo Governo. 

Dal 10 al 35% l’incidenza delle bollette in un anno sui bilanci delle attività

«I rincari sull’energia sono molto forti: ad agosto, per un panificio artigianale, il conto ha superato i 7mila euro quando l’anno prima era di 1.500 euro. Ora il costo dell’energia incide sui bilanci dell’attività per il 35%, nel 2021 era il 10%. Con le parti sociali abbiamo avviato un confronto intercategoriale teso a dare garanzie al consumatore. I rincari, se necessari, cercheremo di concentrarli sui prodotti di nicchia, piuttosto che sul pane abitualmente consumato. Un impegno gravoso per le nostre imprese? Sì certo, ma come molti nella vita. Abbiamo prima di tutto un dovere morale: il pane è una missione sociale, deve restare al centro del consumo alimentare» – spiega Matteo Cunsolo. L’Associazione Panificatori rappresenta 600 aziende a Milano e Città Metropolitana con 1.800 addetti e un fatturato complessivo stimato in 250 milioni di euro.

Matteo Cunsolo A rischio le piccole e medie imprese

 «Come presidente di Panificatori Confcommercio Milano posso dire che i nostri funzionari di ConfCommercio stanno chiedendo a Regione Lombardia di attuare una politica che vada incontro alle imprese con maggiori difficoltà. Perché comunque le aziende medio e piccole sono quelle che stanno riscontrando le maggiori problematiche. Una piccola azienda familiare con due-tre dipendenti non ha la forza di un’industria con 300 dipendenti che può intervenire chiudendo un reparto o utilizzando la cassa integrazione. Per un panificio una situazione del genere è impensabile. Lasciare a casa un dipendente in cassa integrazione significa, alcune volte, rinunciare al 50% della forza lavoro, quindi perdendo


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