Bun Attacks: l’invasione delle brioche scandinave
Dal Nord Europa con furore, tutti in fila per fare colazione nella micro-bakery di turno a suon di pastry, roll e specialty coffee. Con un unico dubbio: siamo di fronte all’ennesimo effetto-cronut che verrà dimenticato nel giro di qualche mese?
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Scordati cappuccio e cornetto, dì addio al ristretto sorseggiato sbocconcellando una esse di frolla, saluta per sempre spremuta e toast. Oggi, a Milano, la colazione si fa nordica, in locali minimal dal sapore scandinavo, piccoli quando non piccolissimi, una manciata di tavolini (se li hanno) o il marciapiede come improvvisato dehors. Non puoi definirli bar né caffetterie, non pasticcerie né panifici, salvo poi scoprire che, in fondo, sono tutto questo insieme. Dietro ai banconi e nei laboratori a vista si aggira personale Millennial con il consueto corredo di grembiuli di lino o cotone grezzo, fasce e bandane annodate in testa.
Al netto di un’iconografia ormai abbastanza familiare, la tendenza vera è nell’offerta che ruota interamente intorno alla produzione di lievitati e sfogliati, ripieni e farciti, non di rado con dimensioni e peso specifico importanti. I dolci che fanno bella mostra di sé nelle vetrinette hanno nomi suggestivi: pastry (paste), roll (girelle), bun (panini dolci), da accompagnare con specialty coffee, miscele di nicchia che arrivano da microtorrefazioni.
Del resto, micro è aggettivo caro a molti. È un micropanificio Le Polveri, 50 metri quadrati più
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