Antonio Pipitone, 95 anni, decano degli scacchi. «Rimpiango le sfide per corrispondenza»

di Riccardo Bruno

Ex partigiano, è uno dei partecipanti alle Semifinali del Campionato italiano. «È la migliore ginnastica mentale che ci sia. Non mi piace giocare con il computer»

Ha fretta di andare a giocare. Anche se non sa ancora contro chi. «Non voglio mai saperlo prima. Mi piace scoprire l’avversario quando ce l’ho davanti». In questi giorni, alle Semifinali del Campionato italiano di scacchi in corso ad Acqui Terme, gli è capitato di affrontare anche una ragazza che aveva 80 anni meno di lui. Antonio Pipitone è il decano dei nostri scacchisti, 95 anni compiuti il 19 novembre. Ha una voce sicura e squillante, si direbbe giovanile. Ringrazia quando glielo si fa notare: «Merito degli scacchi, sono la migliore ginnastica mentale che ci sia».

Pipitone è nato a Tripoli. «Nel 1942 fummo costretti ad andare via dalla Libia, mia madre partì con me e i miei sei fratelli minori, mio padre invece rimase in Africa. Atterrammo in Sicilia, poi in treno fino a Parma, dove sono rimasto». Pipitone ha 16 anni e fa subito una scelta di coraggio, si unisce ai partigiani. «Ero nel distaccamento Bassanetti della Brigata Julia, con il comandante Libero. Ho perso tanti amici, la mattina ci salutavamo, la sera scoprivo che non c’erano più».

Nel Dopoguerra, grazie allo status di profugo e di ex combattente, ottiene un lavoro come funzionario all’Inail. «Non ho mai cambiato, fino a diventare ispettore». Un collega di Bologna è il primo a fargli conoscere il meraviglioso mondo di alfieri e regine. «Si chiamava Guglielmo Cane, era arbitro internazionale, come giocatore non era fortissimo ma come organizzatore era inarrivabile. Grazie a lui ho imparato alla svelta».

I primi tornei regionali, poi quelli nazionali, i successi, l’inizio di una carriera di tutto rispetto. «Ho ottenuto risultati che mi soddisfano» sintetizza Pipitone con modestia. È Maestro ad honorem, Maestro internazionale nel gioco per corrispondenza, ha fatto parte della Nazionale seniores (ad Acqui Terme dal 20 al 29 giugno si terrà anche il Mondiale a squadre over 50). L’anno scorso il suo exploit (tre vittorie e una patta in quattro partite) ha consentito al suo circolo, il Bertellini di Salsomaggiore, di ottenere la promozione in serie B.

Ripercorrendo la sua lunga storia, ricorda con orgoglio i grandi campioni che ha conosciuto. «Come Viktor Kortschnoi, un russo naturalizzato svizzero, o il tedesco Wolfgang Uhlmann. Una soddisfazione particolare? Quando ho scoperto che uno svedese che avevo battuto, a sua volta aveva sconfitto il campione del mondo Karpov».

Vedovo, ha tre figli e una nipote di 22 anni. Come giocatore si descrive così: «L’apertura è il mio punto debole, sono invece forte nel medio gioco, nei finali dipende dalle situazioni». La sua specialità era il gioco per corrispondenza. «Si spedivano le mosse con le cartoline postali, tre giorni di tempo limite, così c’era tutto il tempo per studiare bene cosa fare. Per me era perfetto, ho sempre messo al primo posto la famiglia e il lavoro, solo dopo il divertimento». Ha smesso di giocare così quando le cartoline sono state sostituite dai computer. «Trovo assurdo che uno possa barare utilizzando un programma che gli dice qual è la mossa migliore. Non c’è l’aspetto più bello degli scacchi, la fantasia, la capacità di creare ogni volta qualcosa di nuovo». A questo punto si scusa, e spiega che deve andare. La partita lo attende.

Antonio Pipitone, 95 anni, decano degli scacchi. «Rimpiango le sfide per corrispondenza»

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