Abbiamo capito come gli antichi Maya riuscivano a prevedere le eclissi con secoli di anticipo

Più di mille anni fa, nel cuore dello Yucatán, un gruppo di studiosi Maya – i cosiddetti “guardiani dei giorni” – osservava il cielo con una precisione che oggi potremmo definire quasi scientifica. Senza telescopi, computer o formule moderne, riuscivano a prevedere le eclissi solari con secoli di anticipo. Un’impresa che oggi gli scienziati John...

Più di mille anni fa, nel cuore dello Yucatán, un gruppo di studiosi Maya – i cosiddetti “guardiani dei giorni” – osservava il cielo con una precisione che oggi potremmo definire quasi scientifica. Senza telescopi, computer o formule moderne, riuscivano a prevedere le eclissi solari con secoli di anticipo. Un’impresa che oggi gli scienziati John Justeson e Justin Lowry sono riusciti finalmente a decifrare, rivelando i metodi nascosti dietro quelle misteriose tabelle delle eclissi custodite nel Codice di Dresda, uno dei manoscritti più preziosi del mondo Maya.

All’apparenza, quelle otto pagine di geroglifici sembrano solo un intreccio di simboli e numeri. Ma a leggerle con attenzione, rivelano una matematica raffinata e una visione cosmica quasi poetica. La tavola principale copriva 405 mesi lunari – poco più di 32 anni – e indicava con straordinaria precisione 69 noviluni, di cui 55 associati a possibili eclissi solari.

Matematica sacra: il ritmo perfetto di Luna, Sole e Terra secondo i Maya

Ogni riga di quel codice rappresentava un novilunio potenzialmente “pericoloso”, cioè un momento in cui il Sole poteva essere oscurato. La maggior


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