Vaticano, l’Obolo di San Pietro torna a crescere: nel 2021 raccolti 46,9 milioni di euro
Dopo una flessione nel 2020 dovuta alla pandemia, le donazioni destinate alle opere di carità e in favore dei più bisognosi sono tornate a crescere. I maggiori contribuenti? Gli Stati Uniti. Dall’8 per mille dell’anno scorso sono giunti alla Chiesa oltre 1,1 miliardi di euro
Cresce l’Obolo di San Pietro, l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi. In tutte le diocesi e parrocchie cattoliche si devolve a tale istituto la raccolta di denaro effettuata durante la questua della solennità degli apostoli Pietro e Paolo, normalmente il 29 giugno. Nel 2021 — stando ai dati diffusi dal Vaticano — le entrate dell’Obolo di San pietro sono state pari a 46,9 milioni di euro, mentre le spese sostenute sono state pari a 65,3 milioni di euro. Lo si legge nel bilancio 2021 della «colletta» che sostiene il ministero e la carità del Papa nel mondo.
La raccolta e l’effetto della pandemia
Nel 2020 la raccolta aveva superato di poco i 44 milioni (44,1), ma già dal 2015 al 2020, aveva ricordato padre Guerrero,l’Obolo aveva visto una diminuzione del 23%, ulteriormente penalizzata da un ulteriore 18% nel 2020 a causa della pandemia. A costituire il totale di quanto ricavato nel 2021 sono state le varie voci che alimentano l’Obolo, a partire dalla raccolta effettuata durante la solennità dei Santi Pietro e Paolo in tutte le diocesi del mondo, per arrivare alle offerte ricevute tramite bonifici, donazioni, lasciti, eredità e attraverso gli accrediti effettuati utilizzando la pagina web del Vaticano appositamente creata. La fetta maggiore delle donazioni (65,3%) è arrivata dalle diocesi e un altro 10% circa (9,8) dalle Fondazioni, oltre a somme minori avute da donatori privati e istituti religiosi. Da un punto di vista geografico, a contribuire all’Obolo 2021 sono stati per la maggior parte gli Usa (29,3%), seguiti da Italia (11,3%), Germania (5,2%), Corea (3,2%) e Francia (2,7%). La raccolta per Paesi ha coperto il 75% del totale, la quota restante è stata devoluta alla Santa Sede da Fondazioni e istituti religiosi.
L’utilizzo dell’Obolo
Sul sito dedicato all’Obolo, dove si può anche donare in qualsiasi momento, è spiegato che «l’Obolo non è soltanto un gesto di carità, un modo di sostenere l’azione del Papa e della Chiesa universale a favore specialmente degli ultimi e delle Chiese in difficoltà, ma un invito a prestare attenzione ed essere vicini a nuove forme di povertà e di fragilità». Ma una recente inchiesta del Wall Street Journal ha sostenuto però che soltanto una piccola percentuale dell’Obolo – che è solo uno dei tanti fondi del Vaticano – sia destinata alle opere caritatevoli per cui viene sollecitato: la maggior parte è investita o va a finanziare il bilancio del Vaticano. E non sono mancati in passato anche aspetti non particolarmente commendevoli. Fondi derivanti dall’Obolo di San Pietro erano stati ad esempio utilizzati nella operazione speculativa dell’immobile di Sloane Avenue a Londra
, da cui è originato un procedimento giudiziario tutt’ora in corso.
I soldi dell’8 per mille: 1,1 miliardi di euro
I fondi dell’Obolo di san Pietro non vanno poi confusi con quelli generati dall’8 per mille, che in automatico lo Stato italiano destina alla chiesa cattolica se il contribuente non dispone diversamente nella dichiarazione dei redditi. Nel 2021, nonostante il lievissimo calo dei contribuenti (dall’80 per cento si è passati al 78,50 per cento) che si sono espressi a favore della Chiesa cattolica per la ripartizione del gettito fiscale derivante dal meccanismo dell’8 per mille, lo Stato italiano ha assegnato alla Cei 1.136 milioni di euro, una cifra sostanzialmente in linea con quella degli anni passati.