Alviero Martini nella bufera: commissariata per sfruttamento dei lavoratori nella produzione delle sue borse di lusso
Profitti massimizzati facendo ricorso al lavoro nero e ai clandestini, così accessori super costosi venivano prodotti in condizioni disumane da personale cinese. L’azienda di lusso si trova ora commissariata per sfruttamento: per un anno i rapporti con i fornitori saranno tenuti dai consulenti del Tribunale
Il copione è più o meno quello: condizioni di vero e proprio sfruttamento dei lavoratori in capannoni della provincia di Milano in cui si producono le borse di Alviero Martini. Borse e accessori, quelli con la classica carta geografica impressa, realizzati spendendo pochissimo e poi messi sul mercato a 350 euro.
Per questo motivo la sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria, in un’inchiesta dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, per l’azienda dell’alta moda “ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo”. Sarebbero stati massimizzati i profitti usando “opifici cinesi” e “facendo ricorso a manovalanza ‘in nero e clandestina”.
Società e dirigenti non sono indagati, ma per un anno i rapporti coi fornitori saranno tenuti dai consulenti del
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