AstraZeneca, tre autopsie: vaccino con morti non c’entra. Ma la verità funziona davvero?
AstraZeneca e poi forse muori: su questo dubbio men che minimo, statisticamente men che microscopico, si è fondato prima l’allarme di stampa, quindi di gente, quindi dei governi.
Da qui, dal presunto legame tra somministrazione del vaccino e qualche decesso accaduto poche ore o pochi giorni dopo, la sospensione delle vaccinazioni AstraZeneca per almeno tre giorni, almeno fino a domani compreso.
AstraZeneca e poi non muori: i risultati delle autopsie
Adesso già è possibile vedere i danni dell’indulgere al gioco del processo al vaccino ma alcuni che hanno collaborato fattivamente al far danno ancora non ce la fanno a cambiar musica e registro. Caos nelle Regioni è il primo titolo de La Stampa. Titolo sempre vero ma, di grazia, perché quattro giorni di stop dovrebbero determinare caos e non ritardo? Comunque: caos nelle Regioni la prima e più importante notizia?
Vaccino funziona, la verità non tanto
La verità accertata sulle morti della stampa legate al vaccino è che finora in Italia (e anche altrove) non c’è stato nessun morto da vaccinazione. Ma funziona questa verità? Non proprio, non del tutto, decisamente poco. Quando probabilmente domani Ema dirà: abbiamo accertato, controllato, vaccinazione AstraZeneca può ripartire, comunque AstraZeneca vaccino porterà lo stigma negativo che gli è stato impresso. Si vaccinerà Macron, si vaccinerà Draghi ma molti rifiuteranno AstraZeneca. Ne deriverà un ritardo nei tempi della vaccinazione di massa in Europa ben maggiore dei quattro giorni di sospensione. Sarà un danno collettivo ascrivibile a chi, colpa e se non colpa di chi la responsabilità ultima del danno?
Vaccino e inoculazione, paura ancestrale
Della paura ancestrale della inoculazione che penalizza l’assunzione dei vaccini. Ma anche della confusione originale intorno ad AstraZeneca che era in Ue riservato solo ai meno anziani ma non per dubbi di sicurezza ma per dubbi di efficacia (poi smentiti dalla prova sul campo). Della scelta politica di sospendere e demandare a nuovo imprimatur dell’autorità scientifica, scelta impastata sia di responsabilità che di ansia e timore di levarsi dalla traiettoria di umor pubblico anti vaccino.
Qui le responsabilità di uno stop temporaneo e precauzionale che con tutta probabilità a conti fatti porterà più danni che benefici (la rassicurazione dopo controllo dell’Ema non verrà da molti vissuta come maggior sicurezza di prima rispetto al vaccino). E anche enormi e, quel che è peggio, inconsapevoli e tenacemente recidive le responsabilità dell’informazione cosiddetta ufficiale. Nell’ansia sfrenata e incontinente di competizione con la chiacchiera via social, giornali e tv hanno creato il vaccino Fantozzi mescolandolo col vaccino Frankenstein e titolavano sereni: morto dopo il vaccino.
Taranto, i due punti esplicativi de La Repubblica
Giornali e tv, l’informazione che vuole se stessa autorevole a differenza dei social ma che poi in redazione i social li scimmiotta, sul tema vaccini-decessi non ha disdegnato il grottesco. Ecco un titolo de La Repubblica: “Taranto, muore investita da un bus: era appena uscita dall’ambulatorio dopo aver fatto il vaccino”. Notare i due punti come scelta di punteggiatura, i due punti esplicativi, quei due punti in grammatica e in logica “spiegano” perché è morta investita da un bus e la spiegazione è l’essere appena uscita dall’ambulatorio vaccino.
Nel pensare un titolo così non c’è solo un affanno grammaticale e un affanno, anzi un enfisema del pensiero. C’è anche un lampo di volontà, un guizzo di determinazione, un cogliere quella che è la “notizia”. Eccoli tutti volontà, determinazione, arguzia lesta: morti sospette da vaccino? Vanno forte in questi giorni, ne ho una anch’io! Nel grottesco di un titolo come quello sulla donna morta a Taranto c’è il fondo molle e scuro di una attività professionale che assolve tutto di se stessa, compresi i danni che arreca, stavolta alla salute pubblica.
Fonte: Blitz Quotidiano.it