«Ho goduto a pieno della vita»: così Cospito raccontava la gambizzazione di Adinolfi
La glorificazione del momento in cui gambizzò l’ad di Ansaldo Nucleare, l’esaltazione della lotta armata come strumento per piegare «il sistema», il proselitismo sulle riviste di area anarchica. C’è un motivo per cui Alfredo Cospito è al 41 bis, e non sta nella crudeltà dello Stato. Sta nelle sue azioni, nelle sue parole, nelle sue scelte, compiute prima e dopo l’ingresso in carcere, anche in anni tutto sommato recenti. E, in fin dei conti, confermate dal silenzio con cui lui – o la sua difesa per lui – assistono alla sfida allo Stato lanciata dagli anarchici in questi giorni in suo nome, tanto in Italia quanto all’estero. «Non sarebbe stato male che gli avvocati di Cospito a nome suo prendessero le distanze da questi eventi criminali», ha rilevato ieri il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti.
L’esaltazione della lotta armata
A mettere in fila i reati di Cospito ci pensa oggi Libero; a recuperare le sue parole recenti Il Fatto Quotidiano. «Quale internazionale? Intervista e dialogo con Alfredo Cospito», il titolo di un articolo che uscì sul giornale clandestino Vetriolo, nel 2018, quando Cospito era
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