Pelé è stato il primo campione globale e globalizzato della storia del calcio
C’è un’immagine, anzi una scena che il mondo conserverà nel proprio immaginario, pensando a Edson Arantes do Nascimento detto Pelé. Anzi due. E sono due scene di un film, non di una partita – anche se poi rimarranno anche i suoi gol ai Mondiali, sopra tutti quello in finale del 1970 contro un’Italia che lo vede salire in cielo per un colpo di testa inumano, o la rete in finale contro la Svezia nel 1958, sombrero e tiro a volo appena 18enne, o l’iconica finta sul portiere Mazurkiewicz (con tiro fuori a porta vuota!) –, e questo dice molto del personaggio che il brasiliano è stato, non solo per lo sport.
Il film è Fuga per la vittoria: la prima lo vede alzarsi durante la riunione tattica precedente a quel match mitico (e mitizzato) e avvicinarsi alla lavagna, mostrando con un pennarello come avrebbero dovuto dar palla a lui e poi lui avrebbe pensato a segnare smarcando tutti con irrisoria facilità. E quel pennarello con cui scarabocchia il suo talento con un’ironia giocosa che in realtà non gli era propria davanti
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