Gabrielle Chanel: intervista esclusiva alla sua ultima confidente

Amore, modestia, profumo e persino cucina: in occasione dell'apertura della mostra Le Grand Numéro de Chanel a Parigi, abbiamo incontrato la scrittrice e psicanalista Claude Delay, ultima confidente della stilista di Rue Cambon, che ha raccontato a Vanity Fair i suoi ricordi personali di Gabrielle Chanel

Difficile immaginare una Gabrielle Chanel timida alla vigilia del lancio del N°5!
«Deve ricredersi. Era di una timidezza incredibile, ma aveva anche una grande disponibilità a sentire, ascoltare e riprodurre. Quando tornò a Parigi, si presentò all’hotel di Diaghilev, furiosa per essere stata disturbata, finché lui non la riconobbe. “Ecco l’assegno per La sagra della primavera. Ma a una condizione: deve restare un segreto”. Fu un nuovo inizio, un’intimità con gli artisti che continuò per tutta la vita, a partire da Jean Cocteau, che le fece alcuni ritratti. Ha visto quella esposta alla mostra? Non ha un volto. Solo la pesantezza del lobo con l’orecchino, il sopracciglio… Ma non c’è dubbio: sappiamo che è lei per via della magrezza, dei pantaloni, della tazza di caffè. È una ragazza moderna».

C’è anche un tocco russo in N°5, che nasce nello stesso periodo, nel 1921, e rivoluzionerà la storia del profumo.
«Ernest Beaux (il profumiere dietro la nascita del N°5) era figlio di un impiegato di corte dello zar russo. Quando vide arrivare il granduca Vladimir con una bella e giovane donna bruna, si mise


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