Mondiali di calcio: la strage dei cani randagi che si cela dietro ai riflettori
Bocche tappate e appelli banditi. Quando in discussione sono persino i diritti umani basilari e la libertà di espressione, figuriamoci in quale considerazione sia il rispetto degli animali. Dietro i riflettori puntati sugli avveniristici stadi di calcio per i Mondiali in Qatar, infatti, si è consumata l’ennesima strage silenziosa di randagi. La prima inchiesta è partita dal Guardian l’estate scorsa, quando il quotidino britannico ha parlato di almeno 29 cani uccisi a fucilate per «ripulire» le strade in vista dell’arrivo di turisti di ogni parte del mondo.
Un cucciolo randagio (Foto Stas Svechnikov/Unsplash)
A ciò hanno fatto seguito poche e coraggiose prese di posizione sui social da parte di associazioni animaliste, che con l’hashtag #StandUpForQatarStrays hanno cercato di sensibilizzare sul trattamento riservato ai quattrozampe in circolazione per Doha. Poco di più si sa di questa strage, proprio perché è molto difficile denunciare comportamenti delle autorità, dato il pugno duro contro qualsiasi forma di protesta. Tra le associazioni che hanno fatto sentire la loro voce c’è Qatar Animal Rescue che ha riferito di centinaia di cani
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