I P-38, che inneggiavano alle Brigate Rosse, sono indagati per istigazione a delinquere
La band, durante i concerti, mette in bella mostra sul palco la bandiera delle Brigate Rosse e nei suoi brani fa espliciti riferimenti al gruppo terrorista di estrema sinistra. Per questo i P-38 si trovano ora indagati a Torino con l’accusa di istigazione a delinquere. La Digos e i Ros dei carabinieri, coadiuvati dagli uffici territoriali di Bologna, Bergamo e Nuoro, hanno dato anche esecuzione a 4 decreti di perquisizione nei confronti degli appartenenti al gruppo e, nell’ambito di questi sopralluoghi, è stato sequestrato materiale informatico utile alla prosecuzione delle indagini.
Tutto è nato da un rapporto della Digos di Reggio Emilia, trasmesso a quella di Torino, dopo il loro live del primo maggio scorso che si è svolto in un circolo Arci dell’Emilia-Romagna. Ne sono seguite polemiche e rivendicazioni. Da una parte i musicisti si sono appellati alla libertà artistica, dall’altro la politica e i parenti delle vittime delle BR li hanno condannati. Come il figlio di Marco Biagi, assassinato nel 2002 dalle Nuove Brigate Rosse: «Schifoso che qualcuno li inviti e li difenda». E se il nipote del giuslavorista,
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