Dietro il volto umanitario, il business dell’immigrazione clandestina

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Dopo essere passata in secondo piano per via dell’emergenza sanitaria ed energetica, la questione migranti torna ad animare il dibattito politico, segnatamente dopo il caso delle navi ong fermate dal nuovo ministro dell’interno Matteo Piantedosi.

Il problema viene sovente affrontato sotto la lente dell’etica, senza mai andare veramente a fondo della questione, dividendo l’opinione pubblica tra chi è contrario all’immigrazione clandestina – generalmente etichettato come xenofobo e razzista – e chi è favorevole, considerato umano e responsabile, per una società senza confini.

Ma la questione è assai più complessa, e ciò che viene presentato all’opinione pubblica alla stregua di un’operazione umanitaria sembra, invece, nascondere degli interessi ben diversi.

Lo sfruttamento

Sotto questo aspetto è emblematico il fenomeno del caporalato. Molti migranti, infatti, sono vittime di sfruttamento, costretti a lavori sottopagati. Solo nel biennio 2018-19, erano circa 200 mila le vittime di tale fenomeno, diffuso al sud tanto quanto al nord. Un’occasione d’oro per chi necessita di manodopera a basso costo.

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