
Insegnante morta dopo il concorso: il grido di dolore contro il sistema che sfrutta (e distrugge) i docenti precari
L’incidente stradale che ha spezzato la vita della professoressa Alessandra Casilli, 54 anni, il 12 giugno scorso, mentre tornava a casa da una prova orale del concorso a Campobasso, non è solo una tragica fatalità. È di fatto l’epilogo di un sistema che ha trasformato il lavoro dei docenti precari in una corsa estenuante, senza...
L’incidente stradale che ha spezzato la vita della professoressa Alessandra Casilli, 54 anni, il 12 giugno scorso, mentre tornava a casa da una prova orale del concorso a Campobasso, non è solo una tragica fatalità. È di fatto l’epilogo di un sistema che ha trasformato il lavoro dei docenti precari in una corsa estenuante, senza garanzie, senza rispetto per la salute e la sicurezza di chi, ogni giorno, si dedica alla formazione delle future generazioni.
Alessandra, insegnante di matematica presso il Liceo “Rocci” di Fara in Sabina, si stava dirigendo verso la sua casa, a Passo Corese, dopo aver sostenuto un concorso per la classe A040. Un viaggio che, come molti altri simili, è diventato una routine per migliaia di docenti precari. Ma quel tragico viaggio ha segnato la fine di una vita e l’inizio di una riflessione più ampia sulla condizione dei lavoratori della scuola in Italia. Una condizione che, troppo spesso, viene ignorata, minimizzata o, peggio, banalizzata.
La comunità scolastica del Liceo “Rocci”, profondamente scossa dalla morte della collega, ha scritto una lettera aperta indirizzata al ministro dell’Istruzione,
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