Viaggio nella biografia e nelle opere di Leonardo Sciascia, a 100 anni dalla nascita

“Io divido l’umanità in cinque categorie: ci sono gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi, poi — mi scusi — i ruffiani e in ultimo, come se non ci fossero, i quaquaraquà.

Sono pochissimi gli uomini, i mezzi uomini pochi, già molti di più gli ominicchi: sono come bambini che si credono grandi. Quanto ai ruffiani, stanno diventando un vero esercito! E infine i quaquaraquà, il branco di oche.” (Don Mariano ne Il Giorno della Civetta).

In un’intervista suo nipote Fabrizio Catalano ha detto: «La nostra è una società ‘senza anticorpi’: manca la figura di un intellettuale autorevole e indipendente come mio nonno, Leonardo Sciascia».

Nel centenario della sua nascita, sono già partite le iniziative dedicate alla celebrazione della ricorrenza. Tra queste, un documentario, intitolato Leonardo Sciascia. Scrittore alieno.

L’ 8 gennaio 1921 nasceva Leonardo Sciascia. Difficile trovare una definizione: scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo e poeta, ma anche politico e insegnante di italiano, nonché critico d’arte; un intellettuale poliedrico.

Spirito libero e anticonformista, è stato il primo scrittore che ha raccontato il fenomeno mafioso in libri come Il giorno della civetta o A ciascuno il suo.
Scriveva, ma per lui non era un lavoro. Leggeva e per lui era vitale, soprattutto Gogol’, Pietro Gobetti, Antonio Gramsci, Ernest Hemingway, Fëdor Dostoevskij, Federico García Lorca.

Vitaliano Brancati è stato l’insegnante di italiano di Leonardo Sciascia, che lo avvicinò ai grandi del passato.
Amava Luigi Pirandello e Alessandro Manzoni, si confrontava con Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Animato da una grande passione politica, diventa prima consigliere comunale a Palermo (1975-1977) per il Partito Comunista Italiano. All’inizio del 1977 Sciascia però si dimette dalla carica di consigliere del Partito Comunista Italiano perché contrario al compromesso storico. Si scontra in seguito con la dirigenza del PCI. Dal 1979 al 1983 è deputato in Parlamento per il Partito Radicale. Infine simpatizza per il Partito Socialista.

Prima di morire, si schiera in difesa di Enzo Tortora (suo amico di lungo corso, vittima di errore giudiziario e divenuto anch’egli un militante radicale) e dà sostegno ad Adriano Sofri, accusato nel 1988 dell’omicidio Calabresi.Tanti interessi e molta passione per la scrittura:
Leonardo Sciascia è stato uno scrittore molto prolifico.

Pubblica per la prima volta nel 1961, Il giorno della civetta.
Nel libro il padrino don Mariano Arena pronuncerà la famosa frase contenente un’espressione idiomatica poi divenuta famosissima: quaquaraquà.
Tra i suoi libri spiccano anche: La morte dell’inquisitore, A ciascuno il suo, La scomparsa di Majorana, Il cavaliere e la morte, L’affaire moro, Todo Modo e Il mare colore del vino

Tra i saggi più importanti scritti da Leonardo Sciascia, c’è senz’altro Pirandello e la Sicilia, la prima delle quattro raccolte di saggi pubblicate da Sciascia, cui seguiranno La corda pazza nel 1970, Cruciverba nel 1983 e Fatti diversi di storia letteraria e civile nel 1989.

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